A Napoli le “Storie di Musica” degli Archi Riflessi: comunicare senza barriere

 

Domenica 28 luglio ore 20,30

Casina Pompeiana – Villa Comunale, Riviera di Chiaia

 Napoli

 

QUARTETTO ARCHI RIFLESSI:

William Esteban Chiquito Henao – violino

Tania Mazzetti – violino

Elena Favilla – viola

Maximilian von Pfeil – violoncello

TESTO “SEDIE”:

Guglielmo Favilla – attore

Francesca Detti – autrice

 

«La musica che suoniamo è un caleidoscopio, per noi e per voi: contiene mille e più storie possibili. Noi ve ne raccontiamo una.» (Quartetto Archi Riflessi)

Napoli, 25 luglio 2013 – La musica “classica” spesso spaventa. Può risultare difficile, per alcuni noiosa e incomprensibile, ma «la verità è che la vera musica non è mai “difficile”», come diceva Debussy: di questo sono convinti i membri del quartetto Archi Riflessi, ideatori di Storie di Musica un progetto innovativo, una forma inedita di concerto/spettacolo in cui la musica è protagonista, il teatro nasce da essa e l’accompagna. A Napoli, nell’ambito della kermesse “Estate a Napoli”, il prossimo 28 luglio alle 21.15 gli Archi Riflessi presentano la loro prima Storia: “Sedie”, questo il titolo della drammaturgia creata ad hoc dalla sceneggiatrice Francesca Detti e ispirata ai due pezzi scelti – Quartetto n. 11 in Fa min. op. 95 “Serioso” di Ludwig Van Beethoven  e Quartetto n. 1 “Sonata a Kreutzer” di Leóš Janáček.

Due violini (William Chiquito e Tania Mazzetti), una viola (Elena Favilla), un violoncello (Maximilian von Pfeil) e poi un attore (Guglielmo Favilla), l’esecuzione integrale di due capolavori per quartetto d’archi e un testo che nasce dalla musica, dalle suggestioni tratte dalle opere, dalla loro interpretazione, dalle biografie dei loro autori, e aderisce perfettamente al clima emotivo che essa crea: un’occasione per ritrovare una dimensione più originaria e autentica della musica da camera, per riscoprire tutta la forza comunicativa ed espressiva della musica “classica”, dimenticando ogni barriera o presunta difficoltà.

 

Concerto o spettacolo? L’innovazione rispetto a tutti gli altri esempi già esistenti di forme che prevedono l’interazione fra parole e musica è il rovesciamento della prospettiva: nelle Storie degli Archi Riflessi la musica non è mai accompagnamento o contorno; la parola è al servizio della musica, è lo strumento scelto per catalizzare l’attenzione del pubblico e condurlo nella ideale condizione e concentrazione per l’ascolto. Il fine in questo caso non è né puramente intrattenitivo né didascalico, bensì funzionale all’ascolto stesso e al messaggio musicale.

Non si tratta di una mera commistione delle arti ma di un accostamento armonico, sensato e al servizio di un’idea. «La musica che suoniamo – affermano gli Archi Riflessi – non ha bisogno di essere “travestita” da altro per giustificare la sua proposta; la sua forza espressiva trascende il tempo e lo spazio, è il modo di proporla che può inibirne o addirittura ostacolarne la fruizione: il compito che ci assumiamo è veicolarla più efficacemente possibile, non ricoprendola di specchietti per le allodole che finirebbero per soffocarla, ma liberandola dai pregiudizi e dai luoghi comuni, accompagnando l’ascoltatore verso l’autenticità della sua essenza».

La “mission” degli Archi Riflessi è già contenuta nel loro nome: in neurologia l’arco riflesso è l’«unità elementare organizzativa del sistema nervoso, inteso quale centro funzionale della vita di relazione» e «rappresenta un sistema di coordinamento tra uno stimolo e la reazione dell’organismo venuto a contatto con lo stimolo»; in tal senso, gli Archi Riflessi sono non solo quattro strumentisti ad arco, due uomini e due donne, disposti specularmente, ma soprattutto quattro musicisti che creano un “arco” tra il messaggio musicale e il pubblico che lo riceve, al fine di rendere più immediata la ricezione della musica che interpretano.

I musicisti del quartetto Archi Riflessi si sono formati nelle migliori scuole italiane ed estere (Accademia Walter Stauffer di Cremona, Scuola di Musica di Fiesole, Scuola Internazionale di Musica da Camera del Trio di Trieste, Università delle Arti di Berlino, Università di Antioquia), e hanno collaborato con istituzioni orchestrali di primo piano come la Deutsche Sinfonieorchester Berlin (DSO), la Konzerthaus Berlin, l’Orchestra Staatskappelle di Dresda, l’Orchestra della Radio di Stoccarda, l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestra Mozart, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (di cui William Chiquito è membro effettivo dal 2013), con le quali hanno effettuato importanti tournée in tutto il mondo e hanno lavorato con i più grandi direttori della scena internazionale.

Per informazioni:

[email protected]

349 05 23 166

347 53 21 267

http://archiriflessi.it

 

 


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Redazione

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