mostra fotografica dell’associazione culturale “Maddalena Cerasuolo”,
Annalisa Aiardo
Si intitola “La Scena degli Eroi”, ma nella mostra fotografica dell’associazione culturale “Maddalena Cerasuolo”, è racchiusa tutta la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Allestita nell’antisala dei Baroni del Maschio Angioino, la rassegna rimarrà visitabile tutti i giorni (tranne la domenica), dalle 9 alle 18,30, fino a mercoledì16 ottobre. Abbiamo incontrato Gennaro Morgese, presidente dell’associazione e figlio di Maddalena Cerasuolo, considerata la Partigiana Napoletana delle “Quattro Giornate”.
“Perchè questa mostra?”.
“Perché spetta a noi tramandare la Storia ai giovani, attraverso qualche accorgimento che la renda più “digeribile” ai loro palati cibernetici. Fortuna, che ancora possiede l’immagine fotografica. Ho cercato di trasmettere il concetto della guerra in quanto tale: portatrice di sofferenza e tragedie. Nessuna guerra produce vincitori felici e vinti, morti e distrutti. La seconda parte accomuna entrambi i popoli in guerra. A godere saranno solo i loro capi, lontani dal fronte, con i loro vestiti immacolati”.
“Il progetto fotografico quindi è destinato soprattutto ai giovani?”
“Si. Mostrare loro cos’era Napoli in quegli anni orrendi, ha un messaggio semplice e di immediata comprensione: cosa può tornare ad essere la nostra città, se non si assume la consapevolezza della tragica inutilità della guerra e di come valori quali Pace e Democrazia non sono solo bene parole che sanno di retorica, bensì veicoli su cui marcia il progresso, il benessere e la speranza di un futuro di concordia e fratellanza fra i popoli e quindi della società civile di cui tutti, loro compresi, facciamo parte”.
“Quali sono i lavori esposti? A quale è legato di più e perchè?”.
“Ci sono foto del ’43, mostrate per la maggior parte per la prima volta, che appartengono a diversi archivi privati e pubblici. Le foto del 2013, sono state scattate dal fotografo Luigi Montefoschi. Le opere dei pannelli sono frutto di un lavoro di ricerca su internet di Manuela Vaccaro e mia, mentre io ho fatto le ricerche per le frasi dei proclami fascisti. Le reputo un pò tutte “figlie” mie, soprattutto quelle del ’43. Tuttavia, emotivamente parlando, sono legato a quelladi Via Medina, dove al posto di un edificio straordinario come l’hotel “Isotta & de Geneve”, non è rimasto nulla”.
L’impegno dell’associazione non finisce qui. Il sogno è di poter dedicare un vero e proprio museo alle 4 Giornate di Napoli.
“L’idea di fondo – sostiene Gennaro – è che per farsi capire dai giovani, bisogna parlare il loro linguaggio. Quindi, ho ipotizzato un meccanismo fortemente esposto sulla cibernetica e l’informatica, cioè 2 temi che i giovani conoscono abbastanza bene”.