La manifestazione delle manifestazioni
Pioggia, compagnia, poliedricità, rabbia, rivendicazione, coscienza di se!
Questa l’intelaiatura del “Fiume in piena” che ha esondato per le vie di Napoli.
di Grazia della Volpe
Nata come figlia delle tante iniziative svoltesi nel corso di questi mesi nella Terra dei fuochi, la manifestazione di oggi ha rivisto il meridione d’ Italia ricompattarsi sotto un unico vessillo: la rivendicazione di un diritto. Con questa chiave di lettura infatti si unisce tutta la poliedria che ha connotato l’ infinito corteo di oggi pomeriggio, nonostante la pioggia costante. Dunque, numerose le realtà che, spinte da un istinto di solidarietà per chi muore vivendo respirando e mangiando, hanno esercitato il diritto di “rivendicare un loro diritto”. Ed è stata la volta di un folto gruppo proveniente da Montesano sulla Marcellana in provincia di Salerno che dice No alla centrale elettrica, è stata la volta dei cittadini di Taranto che condividono appieno con la Campania i lutti dovuti all’inquinamento a causa dello stabilimento ILVA. Una posizione rilevante hanno avuto vari e sparsi gruppi, organizzati in comitati, provenienti da Scampia. Proprio Scampia, quel quartiere noto per la malavita, ha voluto dare un segno di civiltà partecipando alla manifestazione rivendicando il diritto alla normalità in nome di quelle persone lontane dai loschi giri che indubbiamente connotano il quartiere. Ed ecco dalla Calabria solidarietà per “i fratelli campani”, così dalla Basilicata e le associazioni di medici per l’ambiente che aspirano ad una politica di prevenzione potenziata per i cittadini campani sottolineando la necessità di fare presto. Il corteo si completa alla fine in piazza Plebiscito dove, sempre accompagnata dalla pioggia, quella fiumana non si disperde ma viene catturata dalle parole di padre Maurizio Patriciello che partito dalle manifestazioni è arrivato alla manifestazione. Un intervento quello di don Maurizio, provato fisicamente ed emotivamente in modo visibile, carico di contenuti emozionali che hanno infiammato la folla antistante. Parla allo Stato visto come un padre che dopo anni di omertà in cui ha permesso abusi sui propri figli, la nostra terra, dovrebbe-deve chiedere scusa e rimboccandosi le maniche farsi carico della condizione dei propri figli martoriati. Ciò nonostante due le perplessità, due gli interrogativi che ci poniamo: una piattaforma così variegata riuscirà in un discorso di convergenza equilibrata, eludendo la frammentarietà? Riuscendo dunque a fare delle differenze non uno strumento per separare ma un bagaglio per arricchire la questione di fondo? Ed in ultimo dopo Napoli, dove?