Salernitana-Nocerina: si stava di gran lunga meglio quando pareva si stesse peggio
Campania felix: ma di che? Perché l’evoluzione della specie, l’espressione d’una società malata che trova libera applicazione alla domenica rappresentandosi appieno, è un concentrato di bestialità, un campionario di spietata delinquenza che usa Salernitana-Nocerina come sfogatoio d’una inciviltà da estirpare. Forse al peggio non c’è mai veramente fine e se c’è è divenuto complicato riuscire a scovare l’ultima invalicabile frontiera d’una legalità della quale s’avverte l’esigenza quasi come l’aria. E’ complicato riuscire a spiegare all’Universo – in senso letterale – che in quel fazzoletto di terra esista anche gente con sani principi, con una propria dignitosa esistenza, e che quella è la stragrande maggioranza – ma sul serio – sulla quale ciclicamente s’abbatte un’ignobile valanga di sudiciume dalla quale si viene travolti: il rischio, maledizione, è di buttarla in demagogia o in retorica. Pure il calcio del secolo scorso – gli Anni 80, mica l’età della pietra – era avvolto in una nube tossica insopportabile e, quando ancora non esistevano leggi e una prevenzione così mirata, le vigilie di quelli che erano i match clou della serie C di quei tempi – occupata anche da una mezza dozzine di squadre campane – rappresentavano seri motivi di preoccupazione ma non raggiungevano picchi di violenza così terrificante, con un commando di ultras capace di spingersi sino al terrorismo puro. Non c’è dubbio: si stava di gran lunga meglio quando pareva si stesse peggio e non c’erano tracce di tollerenza zero, a cui è arrivato il momento di ricorrere. Per tentare di ritrovare la felicità perduta.
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