Terra dei fuochi, Orlando: ritardi nelle analisi, alcuni amministratori collusi
Decenni di silenzio e ritardi. Un impegno dello Stato ancora nella fase embrionale. Ma sulla Terra dei fuochi non c’è più quella cappa di terrore che ha agitato le coscienze e le piazze. Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente, prova a fissare qualche punto fermo, ora che il decreto per quell’area della Campania martoriata punta a cambiare di segno all’impegno istituzionale.
Ministro, partiamo dalla lettera dei Napolitano a don Patriciello. Che cosa ne pensa?
«È importante che il Presidente mantenga alta l’attenzione, perché una delle ragioni di questo disastro è proprio il silenzio e la scarsa attenzione che c’è stata in questi anni. Non è solo una piaga ambientale, ma è stata anche la caduta del ruolo delle istituzioni. E fondamentale che pure la Chiesa abbia fatto sentire la propria voce con una lettera dei vescovi».
Ci sono state omissioni e inadeguatezze da parte delle istituzioni?
«Sicuramente. La prima visita ufficiale che ho fatto da ministro è stata nella Terra dei fuochi, quando non c’era ancora l’attenzione mediatica che è venuta dopo. E proprio allora sottolineai il black-out democratico che si era verificato in quella parte d’Italia».
Parlando con gli abitanti di quei paesi, il commento sulla lettera di Napolitano è quasi unanime: grazie, ma basta con le parole.
«È giusto, ma è una posizione superata dalle norme del decreto che abbiamo messo in campo, che non sono parole, ma fondi per le bonifiche, istituzioni di nuovi reati, controllo del territorio. Sono risposte che richiedono del tempo, ma noi non perderemo tempo».