A piedi da tutta la Campania per la Madonna dell'Arco: attesi in 300mila

FONTE: IL MATTINO

Tanti saranno i «fujenti» che, indossando i colori della Madonna dell’Arco, arriveranno oggi per il consueto pellegrinaggio del Lunedì in Albis al Santuario, rinnovando una tradizione secolare che si fa risalire al 1450, l’anno del primo miracolo. Vestiti di bianco, con fasce blu e rosse e il nome della loro squadra, arrivano da tutta la Campania e oltre.

Lì, dove ora sorge la chiesa dei domenicani, c’era soltanto un’edicola con l’effigie della Vergine che, colpita dalla palla di un giocatore mentre imprecava, sacrilego, cominciò a sanguinare. L’uomo fu impiccato ad un tiglio, ma da allora la tradizione di fede che rende omaggio alla Madonna dell’Arco è cresciuta sempre più, dando origine ad un fenomeno studiato da storici e antropologi.

I «fujenti» arrivano spesso scalzi, attendono con le loro paranze il momento di entrare in chiesa e giungere al tempietto per ringraziare la Madonna, adempiere a un voto, chiedere una grazia alla Vergine dei miracoli testimoniati dalle migliaia di ex voto esposti nel museo del Santuario. Fede viva, incrollabile, granitica, che si mischia nel giorno del Lunedì dell’Angelo, al pagano della festa popolare, trasformando la cittadella mariana in una fiera. Intorno all’epicentro della fede si concentra una folla variegata di ambulanti, imbonitori, ladruncoli pronti a sfilare catenine e portafogli, venditori abusivi di merce contraffatta, intere carovane di turisti che banchettano imbrattando le strade, bancarelle dove pulcini pigolano indifesi in attesa che i bambini chiedano ai loro genitori di portarli a casa.

Le invocazioni dei fujenti e gli inni diffusi dagli altoparlanti del Santuario si mescolano così alle note dei neomelodici che arrivano dalle bancarelle, il ritmo dei cortei di fedeli che sfilano alla volta della chiesa si fonde con chi improvvisa danze in strada, con le seducenti movenze delle tammurriate. Chi si trova catapultato in una sorta di suk, così appare piazza Arco nel giorno della festa, vede forse ben poco di spirituale, ma basta andare in chiesa, dove il priore padre Rosario Carlo Licciardello accompagna i fujenti in preghiera quando giungono al cospetto dell’immagine della Madonna, per capire che il significato del pellegrinaggio lo si ritrova nelle parole di Papa Francesco: «Camminare, edificare, confessare».

E sono in tantissimi i giovani fujenti a mettersi in fila per entrare in Santuario. Non solo per tradizione familiare, ricalcano le orme dei genitori o dei nonni con la stessa enfasi, con la stessa fede. «C’è un rinnovato sentimento – dice Domenico Granata del Centro Studi Arco – forse anche per merito del nuovo Pontefice, dell’effetto che la sua figura ha sulle nuove generazioni, e pure il gruppo dei giovani che ruota intorno al Santuario è più nutrito». Come ogni anno padre Rosario Licciardello ha richiamato le associazioni dei fujenti alla sobrietà e all’ordine, chiedendo loro di lasciare i toselli – spesso veri e propri carri o baldacchini di varie forme e dimensioni spesso spropositate lontano dalla chiesa. Come ogni anno, c’è da scommetterci, non sarà così. Troppo forte il sentimento, troppo orgoglio per il lavoro compiuto per realizzarli durante tutto l’anno.

Che si sia o meno fedeli, che si avverta o no il soffio della fede, per Madonna dell’Arco, frazione del comune di Sant’Anastasia, il lunedì in Albis e il suo pellegrinaggio sono l’evento. Evento iniziato fin dalle prime ore dell’alba – alle 4.30 del mattino circa – con devoti e curiosi che assistono al tipico rito di ingresso dei fujenti in Santuario, in ginocchio, strisciando, spesso piangendo. Le funzioni religiose si celebreranno solo nell’aula liturgica, dalle 4.30 del mattino fino alle 20 e, per mettere a punto ogni dettaglio, il priore ha incontrato gli enti coinvolti e i volontari, curando le modalità di accoglienza, organizzazione, soccorso.

Madonna dell’Arco è stata interdetta al traffico fin dall’alba, a monitorare l’ordine pubblico polizia, carabinieri, protezione civile, polizia municipale. Nella cinta del santuario, un presidio medico con volontari e Croce Rossa soccorre i pellegrini che spesso, stremati dalla tensione, dall’attesa, dall’emozione, si ritrovano in preda a malori svenimenti al solo ingresso in chiesa, quando alla fine si ritrovano dinanzi all’immagine della «Mamma dell’Arco».

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Redazione

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