PAOLO ROMANO, LE RAGIONI DELLE DIMISSIONI
Paolo Romano, agli arresti domiciliari in un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere per tentativo di concussione, si dimette da Presidente del Consiglio Regionale della Campania e rinuncia alle elezioni europee, alle quali era candidato per Ncd. Lo annunciano i suoi avvocati, Garofano e Della Pietra. La decisione – hanno spiegato i due legali in un incontro con i giornalisti nella sede del comitato elettorale di Paolo Romano, a Caserta – è stata presa “per evitare situazioni d’imbarazzo sia alla Presidenza del Consiglio Regionale, sia al partito”.
“Perché dovrebbe crearmi un problema? Non ne risentiremo, abbiamo un grande vantaggio e una grande forza”. Così il leader Ncd e ministro dell’Interno Angelino Alfano, durante Coffee Break, in merito all’arresto di Paolo Romano. “La domanda della procura é del 3 febbraio – ribadisce però Alfano e hanno deciso di dire sì a quattro giorni dalle Europee. Mi auguro – prosegue – possa dimostrare propria innocenza, siamo garantisti”.
”Tocca al Nuovo Centrodestra e non a noi decidere su un eventuale ritiro della candidatura di Paolo Romano. Ma certamente si tratta di una vicenda che non aiuta ad avvicinare i cittadini alla politica, il che è il nostro obiettivo”. Così il ministro per le Riforme istituzionali, Maria Elena Boschi, in tour elettorale a Napoli, ha risposto alla domanda di un giornalista.
In riferimento all’arresto di Paolo Romano, presidente del Consiglio regionale della Campania e candidato Ncd alle elezioni europee, il procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Corrado Lembro, ed il presidente dell’ufficio gip del Tribunale, Gabriella Casella, in una nota congiunta ”respingono fermamente qualsiasi insinuazione sulla scelta intenzionale dei tempi di esecuzione della misura e si limitano a richiamare le dichiarazioni rese sul punto dal vice presidente del Csm secondo il quale la frequenza delle elezioni in Italia è tale che ‘se le iniziative della Magistratura dovessero tenere conto delle ricorrenze elettorali, non vedrebbero mai la luce”’.
Lembo e Casella precisano che ”i tempi di valutazione della richiesta di misure cautelari (circa tre mesi) sono risultati del tutto congrui e fisiologici rispetto agli ordinari tempi di evasione delle richieste cautelari, alla complessità dei fatti oggetto delle accuse contestate ed alla mole davvero notevole della documentazione acquisita e del materiale probatorio raccolto”. Infine ”sottolineano che la misura cautelare in questione è stata disposta con assoluta tempestività, tenuto conto della complessità della vicenda, dei carichi di lavoro della Procura e dell’ufficio gip, sottodimensionati, quanto agli organici dei magistrati e del personale di cancelleria rispetto al numero dei procedimenti, anche di maggiore complessità e rilevanza sociale, che richiedono tutti, nelle varie fasi processuali, una sollecita definizione”.
Pressioni e minacce per le nomine – Secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Caserta che hanno eseguito le indagini, Romano, nel corso di vari incontri avuti con l’attuale direttore dell’Asl di Caserta, Paolo Menduni, avrebbe fatto riferimento ad una sorta di accordo politico che prevedeva la spartizione di incarichi apicali nella pubblica amministrazione regionale. Il presidente del Consiglio regionale campano – secondo quanto sottolinea il procuratore della Repubblica, Corrado Lembo – avrebbe inoltre esercitato pressioni e minacce verso il funzionario per costringerlo a revocare le nomine di dirigenti che Menduni avrebbe effettuato senza assecondare le sue indicazioni. La richiesta di arresto è stata depositata lo scorso 3 febbraio, provvedimento poi adottato dal gip il 15 maggio. Il giudice, come ricostruisce il procuratore della Repubblica, ha qualificato più gravemente i fatti contestati a Romano individuando ”nelle condotte poste in essere dallo stesso minacce strumentali ai suoi fini illeciti e non invece l’ipotesi dell’indebita induzione, ipotizzata dalla Procura nella sua richiesta cautelare”.
Accusato dal direttore della Asl di Caserta – E’ stato proprio Menduni, a raccontare con dovizia di particolari agli inquirenti gli incontri avuti con Romano, ”le pressioni e le minacce subite per operare nomine ‘gradite”’, come evidenzia il procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo. Le sue dichiarazioni ”sono state poi confermate da altri dirigenti dell’Asl casertana che ai magistrati hanno parlato di un clima fortemente ostile a Menduni, di ‘forme d’attacco’ e pressione del potere politico verso l’Asl mai visto in tanti anni nell’Asl, tanto che qualcuno ha riferito che era in atto un’operazione tesa alle dimissioni di Menduni”. Inoltre, ”elementi significativi di prova emergono anche dal contenuto delle conversazioni telefoniche intercettate nelle quali Romano – rileva Lembo – manifestava la propria preoccupazione per la denuncia presentata dal Menduni”.