Il giallo della tomba: dove è sepolto Giacomo Leopardi?
Nel 1942 giunse da Napoli a Recanati un sarcofago, senza le spoglie del poeta ma pieno di terra e pietre.
Nel 1837, il 14 giugno, muore a Napoli Giacomo Leopardi presso la casa dell’amico Ranieri, in vico Pera al quartiere Stella, dove si era trasferito dall’ ottobre del 1833 perchè bisognoso di aria più salubre per la sua cagionevole salute. In quei giorni Napoli viveva uno dei momenti più bui della sua storia: un’ondata di colera così cruenta che i morti non si contavano. Il giorno dopo la morte del poeta, l’amico Ranieri fece tumulare il corpo di Leopardi in una tomba sotterranea prossima alla sacrestia della Chiesa di San Vitale. Ranieri così racconta la vicenda
“… mi resterebbe solo a narrare i concitati affanni e la ingente spesa che ci valse il salvare il cadavere dall’infausto cimitero cholerico dove, grandissimi e piccolissimi, morti o non di cholera erano tutti inesorabilmente e confusamente gittati, con sopra uno strato alto di calce viva e un lastricato di pietra vesuviana…”
( Leopardi non morì di colera ma di idropericardia come attesta un certificato medico ndr). Nel 1900 durante una ricognizione ufficiale a Fuorigrotta, nella tomba di San Vitale, affiorarono i primi sospetti che fecero di Ranieri la figura chiave di questo giallo, la cassa infatti sepolta a San Vitale era completamente vuota. Ranieri dunque aveva mentito nel suo scritto? Perchè? Per vanità personale? O per pietà al fine di salvare il culto funebre dell’amico? Ad ogni modo la cosa fu taciuta tanto è che in epoca di regime, quando i valori della nazione furono riscritti e riproposti , dimenticando il sopralluogo del 1900, al sarcofago (vuoto) di Leopardi fu data nel 1938, con una solenne cerimonia, degna collocazione al parco Vergiliano a Mergellina. Qui il giallo si infittisce oltremodo perchè all’indomani dello scoppio della guerra, “qualcuno che sapeva troppo, confeziona un grosso pacco postale e lo spedisce da Napoli a Recanati. In un documento del 7 luglio 1942 si specifica che ad una certa persona è stato affidato l’ incarico di trasportare il sarcofago di Leopardi nella città natale del poeta”. Sempre nello stesso foglio c’è scritto che il sarcofago conteneva una tibia e frammenti di altre ossa e di indumenti. Quando il sarcofago arriva a Recanati e lo si apre, non c’è nulla di quanto elencato ma solo pietre e polvere. Era stato dunque trafugato il nulla, nel sarcofago non c’erano le spoglie del poeta, non c’era nulla. Dunque a San Vitale, nel 1837, non era stato sepolto nessuno!? Ranieri aveva mentito anche se non si sa per quale motivo. Perchè dal sopralluogo del 1900 si preferì tacere, alimentando un culto quasi favolistico? Ma la domanda più cocente è “dove allora sono finite le spoglie di Leopardi?” Anche lui nel cimitero dei cholerosi con uno strato di calce viva e uno di pietra vesuviana sopra?
di Grazia della Volpe