Aversa. “Benedetta voleva uccidermi”, parla la donna che rischiò di essere strangolata

BENEDETTAE’ venuta ultimamente alla ribalta la storia di Benedetta, la ragazza Aversana con disturbi della personalità che aggredisce i passanti con le stampelle e causa danni alle autovetture e alle vetrine. Ultimamente sembra aver creato danni un poco da per tutto, a Cesa, Aversa, Trentola; ma pare spingersi a piedi addirittura a Sant’Antimo. Fermata dai Carabinieri, Benedetta, è tornata il libertà poco dopo lasciando nella popolazione quel senso di paura… terrore per i bambini.

Benedetta è una persona che ha bisogno di cure e di essere aiutata a non essere un pericolo per se e per gli altri. Ma quella che vi raccontiamo oggi è una storia vecchia. Di venti anni fa. Infatti pare che Benedetta abbia da sempre sofferto di queste manifestazioni violente.

Abbiamo dunque intervistato “Ida” (nome di fantasia) , Aversana della zona di Savignano ma oggi mamma e felice sposa nella zona nord litoranea della provincia. Ida ci racconta con fredde sensazioni quei drammatici momenti. Dai suoi grandi e profondi occhi sembra trasparire il terrore di quei momenti quando l’appuntamento con la morte fu mancato solo grazie all’intervento dei professori. Benedetta aveva 16 anni e già mostrava disturbi della personalità e aggrediva i compagni di classe.

Ci racconta Ida : “avevo 16 anni e frequentavo il Vittorio Alfieri. L’istituto superiore posto proprio di fronte il Parco Pozzi ad Aversa. La mattina andavo a scuola con allegria, era bello godere della spensieratezza di quegli anni. Dalla finestra della classe guardavamo il Parco Pozzi che fino a qualche prima era solo conosciuto come Campo Profughi.

Nella mia classe c’era appunto Benedetta.

Benedetta aveva preso una specie di fissazione/ossessione per me. Non mi mollava mai un attimo, mi stava sempre attaccata. Il suo parlare di continuo in modo logorroico mi tormentava.

Era una situazione pesante e quindi decisi di cambiare posto.

 

E non solo perché parlava ma anche perché ero terrorizzata dai suoi continui cambi di umore. Passava dall’allegria alla tristezza alla rabbia.

La mattina dovevamo sperare che stesse di buona vena per far stare tranquilla la classe.

Il giorno che cambiai banco,  mentre camminavo nel corridoio, mi afferrò fortemente e  mi spinse al muro con una forza sovraumana. Cercai di chiamare aiuto ma lei mi mise le mani al collo. Stringeva forte, troppo forte le mani intorno al mio collo. Io ero da prima terrorizzata,  non respiravo, sentivo dolore. Nei suoi occhi vedevo il suo messaggio di morte. Voleva uccidermi, voleva punirmi per aver cambiato posto… pensai seriamente che quelli erano i miei ultimi momenti. Fortunatamente arrivarono due professori i quali dovettero faticare non poco per tenerla a bada.

Dopo quell’episodio, il padre ebbe il buon senso di ritirarla dalla scuola. Solo allora incominciai a vivere serenamente la mia permanenza in quell’istituto”.

La testimonianza di Ida e le storie che vengono raccontate in merito agli ultimi fatti ci inducono a pensare che Benedetta ha bisogno di urgenti cure, che è pericolosa per se e per gli altri e che se non vi provvede la famiglia per le più svariate ragioni sarà anche il caso di operare un TSO forzato. Ma su questo la parola passa anche ai servizi sociali deputati ad indagare e decidere su ciò.

di Stefano Montone

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