Archeomafie e traffico illecito internazionale di reperti archeologici: l'Italia blocchi il commercio di beni culturali rubati in Siria
Nell’era delle vendite su internet, il commercio illecito di beni culturali rubati o esportati illegalmente dai paesi soggetti a sommovimenti popolari o guerre civili, trova terreno assai fertile.Come già accaduto, per esempio, con la “Guerra del Golfo”, il peggioramento della situazione geopolitica degli stati dell’area mediorientale, ha portato ad un amplificazione del fenomeno della dispersione illegale, la cui crescita risulta essere in espansione per come segnalato a seguito d’inchieste internazionali e che vede l’Italia quasi da obbligato crocevia per i traffici illeciti di opere d’arte, libri antichi, documenti e reperti verso l’estero.Questa volta tocca alla Siria, dove il grande patrimonio storico artistico ed archeologico rischia di essere gravemente disperso e depauperato dalla permanente crisi politica che stenta a trovare una soluzione come ci documentano i flussi di profughi che arrivano sulle nostre coste quotidianamente.Elementi che ci permettono di affermare che su internet ci sono delle offerte a dir poco dubbiose. Questa constatazione, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, deve spingere l’Italia a bloccare in ogni modo l’importazione, l’esportazione, il transito, la vendita, la distribuzione, l’intermediazione e l’acquisto di beni culturali appartenenti al patrimonio culturale della Siria qualora si possa ragionevolmente sospettare che i beni siano stati rubati o esportati illegalmente da questo Paese.