Corte di Giustizia UE: legittimo l'uso delle telecamere puntate sulla strada per difendere la sicurezza di chi abita in casa

Una sentenza che farà discutere in tema di rapporto tra privacy e diritto alla sicurezza arriva dalla Corte di Giustizia Europea che chiarisce come siano legittime le telecamere installate in casa e puntate sulla pubblica via.Un via libera condizionato, però, quello dei giudici europei della quarta sezione, secondo i quali il trattamento di dati personali come l’immagine ripresa dall’occhio elettronico può essere realizzato senza il consenso dell’interessato purché chi ha installato l’apparecchio abbia un interesse legittimo alla protezione dei beni,

della salute e della vita propri e della sua famiglia.La sentenza nella causa C-212/13, pubblicata ieri 11 dicembre rileva che in virtù delle norme comunitarie la videosorveglianza che si estende allo spazio pubblico è diretta al di fuori della sfera privata della persona che tratta i dati e non può essere considerata «un’attività esclusivamente personale o domestica».Applicando la direttiva Ue, il giudice nazionale deve tenere in considerazione, nel contempo, il fatto che le sue disposizioni consentono di valutare l’interesse legittimo del responsabile del trattamento alla protezione dei beni, della salute e della vita propri nonché della sua famiglia.In primo luogo, il trattamento di dati personali può essere effettuato senza il consenso dell’interessato, segnatamente quando è necessario alla realizzazione dell’interesse legittimo del responsabile del trattamento.In secondo luogo, una persona non dev’essere informata del trattamento dei suoi dati, se l’informazione di quest’ultima si rivela impossibile o implica sforzi sproporzionati.In terzo luogo, gli Stati membri possono limitare la portata degli obblighi e dei diritti previsti dalla direttiva, quando una siffatta limitazione è necessaria per salvaguardare la prevenzione, la ricerca, l’accertamento e il perseguimento di infrazioni penali o la tutela dei diritti e delle libertà altrui.Data l’autorevolezza della fonte giurisprudenziale da cui promana la decisione in commento, di fatto si dà un via libera europeo all’uso di apparecchi di videosorveglianza privati ancor più esteso di quanto non lo fosse in precedenza, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”.

Redazione

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