PULCINI SCHIACCIATI CON I PIEDI. DENUNCIATI
MALTRATTAMENTO ANIMALE: PULCINI UCCISI IN MODO CRUENTO IN UN’AZIENDA BRESCIANA
SCHIACCIATI CON I PIEDI. AVVIATA UN’INCHIESTA DAL CORPO FORESTALE DELLO STATO E DENUNCIATE CINQUE PERSONE TRA CUI IL VETERINARIO DELLA STRUTTURA
Brescia, 4 febbraio 2015 – Cinque persone, tra cui il veterinario aziendale e i titolari di un incubatoio dove le uova vengono fatte schiudere per poi rivendere i pulcini agli allevamenti avicoli, sono state denunciate nel corso di un’operazione condotta dal personale del Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Brescia del Corpo forestale dello Stato.
L’accusa è di maltrattamento e uccisione di animali senza giustificato motivo in quanto i pulcini, sebbene in perfette condizioni di salute, venivano ritenuti non idonei per la commercializzazione al fine della produzione di carne, perché inferiori alle dimensioni richieste o deplumati. Anziché smaltirli secondo le normative europee tramite gassificazione o triturazione con sistemi che prevedono la morte istantanea degli animali, venivano gettati in cassoni di rifiuti generici e pestati dal personale dell’azienda. Sono stati rinvenuti all’interno dei contenitori una settantina di pulcini ancora vivi che sono stati sottoposti a sequestro e affidati alla LAV di Verona. Gli animali sequestrati sono tuttora vivi, contrariamente a quanto dichiarato dall’azienda sul fatto che non sarebbero stati in grado di sopravvivere.
Nella struttura le operazioni di scelta degli animali da abbattere erano affidate a semplici operatori e non al veterinario come previsto dalla normativa di settore.
Inoltre sono state riscontrate irregolarità di tipo amministrativo nei registri, in quanto, per occultare l’abbattimento irregolare, i pulcini uccisi venivano dichiarati come scarti di incubatoio (gusci) e quindi smaltiti come tali, non attribuendogli il codice di rifiuto corretto cioè sottoprodotto di origine animale (carcassa). L’indagine è partita su iniziativa della Forestale ed è diretta dal dott. Ambrogio Cassiani, Sostituto Procuratore di Brescia.