Area Vesuviana: Lavoro nero e smaltimento illegale rifiuti
Nell’ambito dei controlli della Polizia di Stato, finalizzati al contrasto e all’emersione del lavoro nero, nonché allo smaltimento illegale dei rifiuti da parte di aziende ed opifici nell’area vesuviana, nella giornata di ieri, ha denunciato, per vari reati, due cittadini del Bangladesh.
Gli agenti del Commissariato di P.S. “S. Giuseppe Vesuviano”, in collaborazione con personale del Reparto Prevenzione Crimine Campania, dell’ASL Napoli 3 Sud, della Direzione Territoriale del Lavoro di Napoli e dell’INPS, hanno controllato una ditta in San Gennaro Vesuviano. Dal controllo è emerso che tra i 19 dipendenti stranieri assunti, 5 non erano in regola ed un lavoratore è risultato clandestino, perché privo di permesso di soggiorno e, inoltre, a suo carico risultava un ordine del Questore di Napoli, emesso nel dicembre 2014, d’uscire dal territorio nazionale. Il titolare della ditta, attualmente, non aveva rinnovato il permesso di soggiorno scadutogli. Personale dell’ASL ha riscontrato violazioni sulle norme di sicurezza sul luogo di lavoro, tanto da apporre i sigilli alla ditta. Il titolare della fabbrica, pur avendo un contratto per lo smaltimento dei rifiuti, con il relativo registro di carico e scarico, era da ben due anni che non annotava più come effettuava lo smaltimento, motivo per cui veniva denunciato anche per tale reato.
Rinvenute e sequestrate due aeree adibite a deposito dei rifiuti, all’interno delle quali sono stati rinvenuti 14 sacchi di grosse dimensioni, contenenti materiale di risulta. Quattro lavoratori, avendo assistito, attraverso il sistema di videosorveglianza, all’arrivo della Polizia, sono scappati dalle finestre dei locali per le campagne adiacenti, facendo perdere le loro tracce. All’interno della ditta, ubicata in un unico locale di 250mq, con annessi bagni di servizio, una stanza di 10mq con due lettini, una piccola cucina e nel restante spazio vi erano 44 macchinari da cucito e stand con capi di abbigliamento, vi era anche di un locale sottostante, adibito a deposito e munito di tappeti utilizzati per pregare durante la giornata. All’atto dell’irruzione della Polizia erano in lavorazione circa 1000 capi di abbigliamento.