Tribunali al collasso: il report di AIGA sulle falle della Giustizia
Udienze che si tengono negli angusti uffici dei magistrati perché non ci sono aule a sufficienza, organici insufficienti sia tra il personale amministrativo che tra quello togato, un processo civile telematico azzoppato da una scarsità di mezzi e di formazione che rischiano di allungare, anziché accorciare, i tempi della giustizia. È questa la fotografia scattata dal primo Report AIGA sulla giustizia in Italia, realizzato grazie al lavoro di tutte le sezioni territoriali dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati e presentato oggi ad Ancona nel corso del Focus nazionale sull’ordinamento giudiziario.
Da sempre in prima fila per chiedere una giustizia rapida, efficiente ed efficace, nel rispetto dei diritti del cittadino, AIGA ha raccolto attraverso una serie di questionari diffusi in tutti i tribunali italiani le principali criticità che ancora oggi contribuiscono alla maglia nera assegnata all’Italia dal rapporto OCSE sulla giustizia civile: secondo il quale nel nostro paese occorrono 564 giorni per concludere il primo grado di un procedimento, contro una media di 240 giorni e i 107 giorni del Giappone, primo classificato.
Non c’è spazio per la giustizia: aule e uffici insufficienti
Per una giustizia efficiente servono prima di tutto spazi adeguati e, secondo il Report AIGA, i tribunali italiani non sono in grado di soddisfare le necessità del sistema. Alla domanda “Gli spazi riservati alle udienze sono sufficienti allo svolgimento dell’attività?”, infatti, il 56,1% degli intervistati risponde di no. Il dato scorporato per territori mostra che il problema degli spazi inadeguati è sentito soprattutto al Sud, dove il no raggiunge il 78,9%. Stesso problema con gli spazi riservati alle cancellerie: a livello italiano, il 53,7% li ritiene inadeguati, con un picco al Sud (63,2%).
«Nell’elaborazione del report – spiega la presidente di AIGA Nicoletta Giorgi – sono arrivate molte segnalazioni di udienze saltate per mancanza di spazi o celebrate negli uffici dei magistrati, che certo non sono stati progettati con questa funzione. In generale, a un generale problema di spazi insufficienti o inadeguati si è aggiunta la revisione della geografia giudiziaria: spesso, l’accorpamento di più tribunali non è stato accompagnato da un conseguente adeguamento degli spazi. Del resto, lo stesso è avvenuto sul fronte degli organici».
Organici al collasso: magistrati insufficienti per il 90,2% del campione
E proprio quello degli organici è il secondo problema evidenziato dal Report AIGA sulla giustizia in Italia. Una problematica a due facce: in tutti i tribunali italiani, infatti, si lamenta una grave carenza sia nel numero di magistrati che in quello degli amministrativi. Nel dettaglio, alla domanda “Il numero di magistrati è sufficiente in relazione al numero di cause esistenti sul ruolo?”, la risposta è un secco “No” da parte del 90,2% degli intervistati. Il picco si registra nel Centro Italia, dove il dato è del 100%. Seguono il Nord con il 93,3% e il Sud con l’84,2%.
«Rivedere le piante organiche e recuperare i magistrati fuori ruolo»
«La condizione di insufficienza degli organici – sottolinea la presidente Giorgi – è certificata dallo stesso Consiglio Superiore della Magistratura, che quantifica in 1.081 i posti vacanti negli uffici giudiziari italiani. Sottolineiamo però che lo stesso CSM segnala come 145 magistrati siano attualmente fuori ruolo, cioè distaccati a fare altro: consulenti ministeriali, componenti di uffici legislativi, dirigenti di dicastero. Forse è il momento di ridefinire le priorità ed è tempo che chi ha vinto un concorso in magistratura torni a svolgere l’attività giurisdizionale o scelga di farsi da parte e lasciare posto a qualcun altro».
Personale amministrativo insufficiente per 4 intervistati su 5
Ma la carenza di personale si fa sentire anche sul fronte degli amministrativi. L’82,9% degli intervistati risponde infatti “No” alla domanda “Le unità di personale amministrativo sono sufficienti in relazione ai magistrati?”. In questo caso, il picco si registra nell’Italia settentrionale, con i “No” a quota 93,3%, contro l’85,7% del Centro e il 73,7% del Sud.
«Accelerare sull’Ufficio del processo per snellire le procedure»
«La seria intenzione di cambiare l’andamento del sistema giustizia – evidenzia la presidente dei giovani avvocati italiani – deve puntare ad un incremento delle prestazioni anche degli uffici amministrativi trovando una soluzione efficace al sovraccarico esorbitante: lo stesso Ministero della Giustizia stima al 18% la scopertura degli organici. È fondamentale, poi, accelerare sull’Ufficio del Processo, struttura stabile di staff capace di affiancare il magistrato nel suo lavoro quotidiano».
Adempimenti di cancelleria: tempi in crescita per il 46,3%
Le carenze di organico e la riorganizzazione della geografia giudiziaria hanno prodotto in parte un aumento dei tempi necessari agli adempimenti di cancelleria. Alla domanda “I tempi necessari agli adempimenti di cancelleria sono aumentati?” risponde “Sì” il 46,3% degli intervistati. Stesso risultato per la domanda “I tempi necessari alle notificazioni a mezzo UNEP sono aumentati?”, riferita agli Uffici Notificazioni, Esecuzioni e Protesti.
«Snellire i tempi per le esecuzioni: solo così la Giustizia è dalla parte del cittadino»
Nel Report AIGA si registra inoltre un certo aumento dei tempi necessari al rilascio di provvedimenti corredati di formule esecutive, aumentati per il 41,46% degli intervistati. «La fase esecutiva del processo – sottolinea la presidente di AIGA – deve essere posta sotto la lente e va prevista una semplificazione per il rilascio delle formule esecutive. Solo in questo modo la Giustizia sarà davvero dalla parte del cittadino, perché è proprio nell’esecuzione della sentenza che questa si compie. In quest’ottica, si deve forse pensare a una riforma dei soggetti che applicano i procedimenti».
PCT: applicazione ancora a macchia di leopardo
Grande cavallo di battaglia dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati è quella per l’applicazione del Processo Civile Telematico. Su questo fronte, il Report AIGA mostra che, nonostante sia ormai entrato pienamente in vigore, il PCT zoppichi ancora. La domanda “I tempi necessari alla verbalizzazione in udienza sono aumentati con la verbalizzazione telematica?” lo dimostra. Risponde infatti “Sì” un intervistato su tre (34,1%), contro il “No” del 26,8% del campione. Ma a far riflettere sono le risposte “Altro” (39%), che vanno da “Dipende dai giudici” a “Molti giudici fanno ancora uso della verbalizzazione cartacea” ai moltissimi “Non è ancora operativa”. E un atto di semplificazione come la presentazione di materiali su pen drive è impossibile nel 70,7% dei casi.
«La giustizia telematica ha fame di risorse e sete di formazione»
«Il Processo Civile Telematico – ricorda Nicoletta Giorgi – nasce con l’obiettivo di snellire i tempi della giustizia. Se non viene applicato correttamente, l’effetto può essere opposto. Il Report AIGA dimostra che esiste un freno evidente all’applicazione del PCT. Ci chiediamo dunque: è la strumentazione che manca? È una questione culturale? Serve più formazione? La giustizia, quella telematica in particolare, ha fame di risorse e sete di formazione. Chiediamo al Ministro Orlando di provvedere a colmare al più presto queste lacune e a tutte le figure coinvolte nel sistema giustizia di collaborare per smettere di indossare quella maglia nera che fa dell’Italia il Paese dei tribunali inefficienti».