“Ccà accussì funziona”: le differenze tra Nord e Sud
di Salvatore di Grazia
Ferie, agognate ferie, e metto in moto e parto prima che il gallo canti. Il viaggio è lungo, e col solito dilemma: passare per gli Appennini o per Genova, che accorcio, ma se trovo il traffico, quando ne esco? Imboccato Alessandria sud devo decidere, giro sull’A21 e poi sull’A1 o per Genova? Massì, è presto, andiamo per Genova. Macino i km e ascoltando Isoradio, giornali radio e qualche cd napoletano, arrivo a Firenze e mi rincuoro al primo cartello che indica Roma.
Gioisco nel vedere l’indicazione Napoli, supero il Garigliano, al casello di Capua sospiro, sono quasi arrivato, il più è fatto. Abbasso il finestrino ed un muro di aria calda mi investe, non mi fa respirare, lo chiudo e riaccendo il condizionatore. Meglio riabituarsi un poco alla volta.
E finalmente arrivo nella mia “città perduta”: gironzolo per le strade e ogni sasso del centro storico mi è familiare, tanti ricordi, volti familiari mi vengono alla mente, e fotografo, ma cosa? Ormai non sò più che altro fotografare, ho fotografato tutto il visibile che poi accantono in una cartella del computer, poi… Già, ma perché una volta tanto non descrivo la città con l’occhio del turista, mi sono chiesto? Se il Pazzaglia ha ricordato i fatti ed i fattarielli di Napoli col suo “Partenopeo in esilio” perché io, “aversano in esilio” non posso fare lo stesso? Almeno ci provo – ho pensato – ed ho incominciato a prendere appunti guardandomi intorno, tanto guardare è il mio mestiere, no? Metti da parte la fotocamera ed il tuo amore per l’antica Patria e fai il critico costruttivo, guardala al presente, mi sono detto, ed ho incominciato ad annotare.…
Annotazione. Bar di Via Di Giacomo, con auto in doppia se non in tripla fila parcheggiate all’incrocio con via Saporito, e neanche un vigile urbano presente. Quanti bei soldi che il Comune perde! Stessa situazione su Viale Europa, e parlandone coi miei parenti mi sono sentito dire “O’ zì, ccà accussì funziona”. Annotazione. L’anziana vicina di casa di mia madre cade per strada, si fa male, arriva l’ambulanza e la portano in ospedale. Figlie e figli accorrono, e dalle 8 del mattino si fanno le 14,00 per trovarle un letto, e fin qui è “normale” amministrazione – poteva andare peggio – mi hanno detto poi quelli che sanno come funzionano le cose ccà, “pecchè ccà accussì funziona”. E’ una frase che per me sta diventando un tormentone. Infine il letto si trova, arriva una inserviente con le lenzuola pulite ben piegate, le poggia sul letto e se ne va. Una delle figlie dell’anziana signora reclama (pure lei vive da tanti anni al nord e come me è stata “corrotta” da quel antitetico modo di vivere), pretende il sacrosanto diritto che il letto venga fatto dall’inserviente, e si sente rispondere “Signò ccà nun stamm’ò nord, ccà accussì funziona” e offesa nel suo amor proprio e di lavoratrice, se n’è andata. Il pavimento della stanza dov’era ricoverata l’hanno dovuto lavare loro, i parenti, altri inservienti si sono rifiutati “pecchè nun è cosa nostra, addò nuje accussì funziona”… Che dire? Purtroppo ho passato molti mesi in un ospedale del nord per un grave infortunio sul lavoro, ci sono anche al nord tante cose che non vanno nella sanità pubblica, ma situazioni del genere non le ho mai vissute o viste: questo modo di comportarsi sfortunatamente è molto diffuso ccà, ma la colpa è anche di chi dovrebbe dirigere e se ne fotte.
Annotazione. Sera, ore 21,30 circa: arrivato all’altezza del Parco Pozzi proveniente da via Saporito cerco un parcheggio perché c’è una barriera mobile a bloccare la strada e auto della Polizia Locale di fianco, con due di loro in piedi a chiacchierare. Stasera il centro è a traffico limitato, bene! Svolto a destra, verso l’ingresso del Manicomio Giudiziario e subito trovo una fila di stalli liberi, senza parcheggiatori abusivi e non. Parcheggio, e con mia moglie iniziamo la nostra passeggiata. Tutto fila liscio, poi decidiamo di rientrare, sono le 23,00 passate da poco. Solita auto dei metropolitani parcheggiata al solito posto, e ancora tanta confusione. Ci avviamo verso l’auto e noto subito avvicinarsi un’ombra barcollante alla nostra destra: anche mia moglie se ne accorge, la faccio salire subito sull’auto e mi giro verso “l’ombra che cammina”. Extracomunitario, magrissimo, capelli ispidi e lunghi, barba incolta, ha qualcosa nella mano sinistra. Non vedo bene cos’è, l’illuminazione è scarsa, e subito penso dove colpirlo se fa lo scemo, rimpiangendo di non aver portato con me il manganello retrattile.
– Mi devi pagare il parcheggio – mi fa categorico, e alla mia obiezione che ho trovato il parcheggio da solo perché lui non c’era, si altera ed alza la voce, chiedendomi di nuovo i soldi. I “locali” sono a più o meno 30 metri ma di sicuro non hanno sentito, c’è ancora la musica che proviene dal Parco, o magari hanno ritenuto che sia “normale” la presenza di un parcheggiatore abusivo poco distante, ad Aversa fanno parte integrante dell’ambiente ormai.
– Ce l’hai il permesso di soggiorno? Fammelo vedere, o chiamo quei due là se non la finisci di rompere il cazzo – gli ho urlato duro, indicando i due “metropolitani”. Chiedere ad un extracomunitario se ha il permesso di soggiorno ha funzionato tante volte, spesso si calmano e ci si può ragionare, e anche con questo ci provo.
Si blocca, esita, nota il berretto con visiera che ho sul portaoggetti e si allontana intimandomi ad alta voce di non passare più di là domani, e al che gli ho risposto che domani sera l’avrei aspettato da solo…
Mia moglie mi ha chiesto com’è possibile che accada una cosa del genere con due “vigili” a pochi passi e gli ho risposto, amareggiato, che ccà accussì funziona.
Annotazione. Chiacchierando del caro vivere coi miei amici “in loco”, il discorso cade sull’assicurazione RCA, e sul fatto che io, vivendo al nord pago la quarta parte del loro premio assicurativo. Faccio presente che sono al livello più basso da anni, e che “da loro, la RCA costa carissima anche per i tanti incidenti fasulli dichiarati. Certo, anche al nord ci sono i “furbi” ma sono molti di meno, “…e allora perché vi lamentate?”. Non l’avessi mai detto! Due dei tre miei amici sono in prima classe da anni, ed ogni anno devono cambiare assicurazione perché il loro assicuratore non vuole clienti in “prima classe”, non ci guadagna! Addirittura ad uno di essi gli è stato detto che lo assicuravano ma per una classe ed un importo maggiore! Stento a crederlo, eppure mi dicono che è così, è un “sistema” molto diffuso. Ogni anno cambiano assicurazione, sono costretti a cambiarla altrimenti devono pagare di più pur non avendo fatto incidenti. Ne ho parlato con le mie nipoti, e me l’hanno confermato: sono in “prima classe” anche loro, eppure ogni anno devono trovarsi una nuova assicurazione. Ed io che mi sono lamentato vivacemente con la mia assicuratrice per i 400,00 € annui che devo pagare per la mia auto!
Annotazione. Bar Roma, piazza Municipio. Sono fermo all’angolo, rivolto verso il Municipio per decidere cosa fare, e vicino a me c’è un Vigile Urbano, pardon, un “poliziotto locale”: è un graduato. La divisa la indossa, certo, ma in modo sciatto, senza berretto, camicia aperta sul davanti a mostrare il villoso petto e quasi fuori dal pantalone, barba di almeno 3 giorni. Il confronto coi suoi colleghi del nord è stato inevitabile ed impietoso, e se nel mio piccolo andassi in giro conciato così, dei giorni di sospensione non me li toglierebbe nessuno. Ma questo è un Pubblico Ufficiale, io sono un privato. Evidentemente questo Locale Aversano per girare così forse sa di avere le spalle coperte, boh. Un tizio in auto, proveniente dalla piazzetta gli chiede se può andare in senso contrario per poter parcheggiare in piazza Municipio “senza pagare il grattino” (dice proprio così), e lui gli risponde “sì, ma facite ampress”. Quasi contemporaneamente arrivano dalla nostra sinistra, cioè da piazza Municipio, due baldi giovanotti, senza casco ovviamente, su uno scoppiettante cinquantino che ha ricordato tempi migliori, e lui, il Poliziotto Locale graduato, sberrettato, quasi “descamisado”, preposto all’ordine cittadino, attento a che i cittadini rispettino le regole del vivere sociale e civile e del Codice della Strada parla loro tranquillamente, accantonando in qualche cassetto della sua memoria, cosa dice in proposito il Codice della Strada, che se non ricordo male, in questi casi parla di fermo del mezzo. Parenti, nipoti, figli suoi o figli di amici? E tutti quelli che vengono multati e ai quali viene bloccato il mezzo perché senza casco, chi sono, i fessi che pagano per tutti e utili per riempire e sbandierare le statistiche di produttività? Mah, questi appunti del “viaggio in Aversa” mi stanno dando solo amarezza, non riesco ad annotare nessun lato positivo nuovo, innovativo intorno me, né sociale, né culturale, percepisco solo l’eterno tirare a campare in perenne attesa che arrivi un Angelo dal cielo a darti una mano. Meglio continuare a fare il turista in questi ultimi giorni di ferie, io adesso qua sono solo uno di passaggio, amo ricordare e far conoscere le bellezze storico – culturali di questa città col mio Sito, e sul loro, e non più mio modo di vivere la città, mi arrendo, Sanno solo chiagnere che à fatica nun ce stà e poi hanno televisori al plasma che io “fortunato a vivere al nord” (anche questo mi hanno detto!) mi sogno, si lamentano dell’immondizia e poi ti buttano i sacchetti dalle finestre, o dalle auto in corsa, e quando dici loro che nel paesino dove vivi, lì al nord, c’è una efficiente raccolta porta a porta, insultano i mariuoli che stanno al Comune perché la colpa è sempre altrui, mai la propria, e proprio io che sono nato e vissuto qua per anni non mi devo meravigliare più di tanto, mi dicono, ” pècchè òssaje, no? Ccà accussì funziona”.