Napoli. Lo Stabat Mater di Gaetano Panariello nella Chiesa di Santa Caterina da Siena
L’ultimo appuntamento della Stagione 2014/2015 della Fondazione Pietà de’ Turchini prevede venerdì 22 maggio alle 20.30 nella suggestiva cornice della Chiesa di Santa Caterina da Siena, con replica sabato 23 alla stessa ora, la prima esecuzione assoluta dello Stabat Mater di Gaetano Panariello per coro, due solisti, sassofono e cinque percussionisti.
A distanza di un mese dalla ripresa di una pagina magnifica come lo Stabat Mater di Giacomo Sellitto della metà del Settecento, il Centro ripropone una lettura in chiave contemporanea della celebre sequenza attribuita a Jacopone, affidandosi ad uno dei compositori più autorevoli del territorio, titolare della cattedra di composizione al Conservatorio San Pietro a Majella. Un sodalizio lungo quello tra la Pietà de’ Turchini e Panariello, noto soprattutto per i grandi lavori destinati al teatro musicale per ragazzi, ma da sempre ispirato dai temi del sacro, si ricordano le pagine di Nativitas prodotto dal centro e del Requiem. Un testo potente quello dello Stabat Mater, pensato per il Coro della Pietà de’ Turchini diretto da Davide Troìa, carico come pochi di visioni drammatiche e suggestioni emotive. Tre voci – due umane, la terza di metallo, quella del sassofono – in una trama fitta di altre voci, e poi legno, pelli, altro metallo… e parole, quelle parole, parole drammatiche, fulcro espressivo di ogni differente terzina della sequenza di Jacopone da Todi nella musica/teatro di Gaetano Panariello. Il testo dell’ antica sequenza esprime ancora una volta la propria forza in linguaggi e timbri contemporanei nella musica emotiva e drammatica di Gaetano Panariello. Le note di sala a cura del musicologo Paologiovanni Maione ben sottolineano come “nel corso dei secoli le venti stanze – variamente utilizzate – ispirano musica di indubbia suggestione ispirata alle più progredite istanze compositive – si pensi anche alle continue modifiche inferte, nel corso del primo secolo dalla composizione, al diffusissimo Stabat pergolesiano affinché risultasse sempre “aggiornato” – tese a commuovere e scuotere le “platee” più dissimili. Gaetano Panariello si inserisce nel solco di questa lunga tradizione testimoniando la modernità del tema che non ha né tempo né “luogo”.
E’ lo stesso Panariello che dichiara: “nella carriera di un compositore lo Stabat Mater è un importante banco di prova: ci ho lavorato davvero intensamente da gennaio di quest’anno fino a Pasqua (ma mi portavo dentro la cosa già da un paio di anni). La svolta compositiva è avvenuta quando ho chiaramente capito l’organico strumentale che avrei voluto accanto alle voci. I 5 percussionisti impiegati (l’Ahirang Ensemble di Benevento ) sono chiamati a suonare una quantità enorme di percussioni: una marimba, due vibrafoni, un glockenspiel, due timpani, un set di batteria, gran cassa, woodblocks, barchimes, triangolo, due tam-tam, una serie di toms, svariati piatti (tra sospesi e a mano) , rullante, lastra metallica, bastone pioggia, frusta, bongos….e mi fermo perché tanto ne dimenticherei sicuramente qualcuno. Sonorità assolutamente mai tentate per questo genere di composizione in grado di evocare scene e luoghi riferiti al famoso testo ma anche di dialogare con incredibile leggerezza, grazie anche all’inserimento di un sassofono contralto, con le voci del coro e dei solisti.
Nel segno della continuità con una tradizione così gloriosa che ha generato capolavori indimenticabili come quelli firmati dagli Scarlatti e Pergolesi, la Fondazione ha accolto con grande convinzione la proposta di Gaetano Panariello per chiudere in un clima di grande emozione gli appuntamenti musicali di un anno intensissimo, che riprenderanno a partire dal prossimo ottobre.
Gli interpreti
Lia Scognamiglio, soprano
Leopoldo Punziano, tenore
Coro della Pietà de’ Turchini
Ahirang Ensemble
Gennaro Damiano – Christian Di Meola, Giuseppe Lettiero, Domenico Monda, Sandro Verlingieri, percussioni
Fabio Cesare – sassofono
Davide Troìa direttore