Festival di Napoli, Rosa Chiodo parteciperà col brano “Si vo’ Dio”

Massimo Abbate, direttore del 'Festival', e Rosa Chiodo
Massimo Abbate, direttore del ‘Festival’, e Rosa Chiodo

Tutto pronto per la terza edizione di ‘Interpreti del Sole, Festival di Napoli 1952-1970, New Generation”, organizzato sotto l’attenta direzione artistica di Massimo Abbate e Rino Giglio.

L’evento musicale, promosso da A.N.I.A, Associazione Nazionale Italiana Artisti, si terrà il 24 giugno alle 21 al Teatro Politeama. Alla manifestazione parteciperà, tra le 24 finaliste, anche un’artista casertana: Rosa Chiodo. La cantante di Casaluce presenterà un brano inedito, ‘Si vo’ Dio’, degli autori S. Palomba e R. Alfieri con l’arrangiamento del pianista e compositore di Caserta Francesco Oliviero. “Per me è una grandissima emozione poter parlare, attraverso la mia canzone, dell’amore davanti ad un vasto pubblico come quello del ‘Festival di Napoli’. Con la mia voce voglio regalare un linguaggio dell’amore che solamente Palomba è in grado di trasformare in testo di una canzone”. Rosa Chiodo dopo la vittoria al premio ‘Mia Martini’ e l’esperienza a New York sottolinea che Si vo’ Dio “è la conferma del mio progresso artistico. L’intuizione del connubio Chiodo-Palomba-Alfieri è stata dello stesso direttore artistico Massimo Abbate. Rino Alfieri, figlio del compositore e direttore d’orchestra Eduardo, autore tra le altre di Ipocrisia, ha proposto la mia voce a Palomba, quest’ultimo autore e poeta di Sergio Bruni con suoi pezzi interpretati anche da Mina, e c’è stata subito l’intesa. Sono onorata di poter proporre un testo dei più grandi della musica napoletana”.

E’ un evento centrato sui grandi artisti ed avvenimenti facenti parte dello scenario storico di uno dei più grandi patrimoni artistico-culturali del mondo: l’Arte, la Canzone e il Teatro napoletano. Non è, e non vuole essere un ritorno al glorioso passato, ma una significativa proiezione di un tempo mai passato, descritto mediante il suo prezioso linguaggio universale, stupendamente antico e attuale: la Rappresentazione scenica. Il perché di questo evento è il direttore artistico Massimo Abbate a spiegarlo e lo fa con una similitudine: “Mi piace considerare questo festival come una radice. Da dove nascono fiori e frutti, che cambiano a seconda delle stagioni e dei tempi. Il Festival di Napoli può essere sicuramente una lama a doppio taglio. Da una parte si possono promuovere i nuovi talenti ma da un’altra parte c’è una linea di pensiero che vede il Festival di Napoli come un evento culturalmente non elevato. Ma basterebbe semplicemente andare a leggere i nomi di chi ha partecipato a questo festival e poi quelli dei direttori d’orchestra per capire che questo è un evento glorioso. E quindi per questo motivo si parte dalla radice, perché non si possono cancellare le tradizioni, e arriviamo ai frutti che sono questi giovani che vogliono portare in alto il nome della musica napoletana”. E secondo Abbate il ‘Festival’ deve essere una palestra per rilanciare la musica di Napoli: “Con i giovani servono idee: devono poter lavorare in un teatro. I ragazzi devono avere la certezza che quello che fanno non va perduto e, qualora sia possibile, va anche realizzato”.

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Redazione

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