Napoli. Paolo Limiti presenta Luigi Libra e il suo progetto ‘Napoli e l’incantomelodico degli anni 50’
“Il nostro passato dovrà servire ai giovani per costruire il futuro”. E’ il messaggio di Luigi Libra legato al progetto Napoli e l’incanto melodico degli anni cinquanta che parte dal libro scritto da Serena Albano, giornalista napoletana, con una vasta esperienza in editoria ed oggi impegnata nel sociale.
Libra debutta a quindici anni, conseguendo vari riconoscimenti e realizzando, nel 2001, il brano “Dooje parole”, che si aggiudica il Premio della Critica alla VI edizione del rinato Festival di Napoli. Segue l’album “Ddoje parole tra Napoli e Marechiaro”, in collaborazione con Luciano Liguori e Gianfranco Caliendo, il singolo Amare di meno, l’Ep “Amarsi un po’ ”, l’album “Napoli duets”, a cui nel 2012 è stato conferito il Premio Speciale “Mia Martini”. Libra ha duettato e collaborato con artisti italiani e di caratura internazionale. Tra questi: Alasko, Al Bano, Francesca Alotta, Tullio De Piscopo, Il Giardino dei Semplici, Peppino Di Capri, Alina Izquierdo, Tiziana Rivale, Manuela Villa. Entrato più volte nei cast delle trasmissioni di Paolo Limiti, gli è stato riconosciuto il ruolo di nuovo interprete del repertorio classico della canzone napoletana, a cui abbina una produzione da cantautore che, anche se radicata nella tradizione, la rilegge, per riproporla anche alle nuove generazioni. Dal 2014 è stato nominato Ambasciatore della Canzone Napoletana nel Mondo. L’approdo al progetto Napoli e l’incanto melodico degli anni cinquanta consolida anche il rapporto artistico con Paolo Limiti e prevede, oltre al libro, anche un disco e un Dvd. Nella sua intensa prefazione, Limiti, narra alcuni succulenti aneddoti su Totò, Teddy Reno ed altri nomi e miti dello spettacolo. Libra si ispira ai punti di riferimento citati dal noto conduttore televisivo che racconta: “Vicino a ‘Ddoje parole’ c’è anche il mio nome. Quando Libra mi chiese di fare una canzone con lui e mi fece sentire la sua intrigante melodia gli dissi che non sarei stato capace di scriverla nella meravigliosa lingua napoletana che amo ma che non conosco così a fondo. ‘Falla in italiano’, mi disse lui, ‘e poi ti aiuto io a girarla in napoletano’. Così abbiamo fatto e quindi la sento anche mia. E se sono proprio di fantasia, arrivo alla spudoratezza di dire agli amici che comporre in napoletano non è così difficile. Pinocchio? Sì! Ma non ditelo a nessuno”.