(VIDEO) Napoli. Truffa al cimitero comunale, blitz delle Fiamme Gialle

guardi di finanza 117 gdf cimiteroDalle prime ore della mattinata odierna i militari della Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza stanno eseguendo un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli dott. Roberto D’AURIA, nonché altri provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica tra i quali alcune perquisizioni presso abitazioni private ed il sequestro di una cappella gentilizia e di quattro nicchie comunali per tumulazioni.

L’attività odierna si pone a completamento di una complessa ed articolata indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura di Napoli VII sezione sin dal 2012 e che ha consentito di portare alla luce l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di truffa ai danni dello Stato posti in essere all’interno del cimitero di Napoli Poggioreale.
Elementi di spicco della organizzazione criminale sono risultati essere, al termine dell’attività investigativa, il notaio napoletano Filippo IMPROTA — sottoposto in data odierna alla misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale per la durata di mesi sei —nonché due imprenditori napoletani del settore funerario funebri tale Vincenzo TAMMARO, e Gennaro REPARATO, operanti in particolare nel campo dell’edilizia cimiteriale e già sottoposti ad ordinanza di custodia cautelare degli obblighi di firma nel corso della prima fase investigativa del giugno del 2012
Complessivamente sono 17 i soggetti, a vario titolo, coinvolti nelle indagini.

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Al termine delle investigazioni è risultato che il TAMMARO ed il REPARATO, in particolare, avvalendosi di alcuni dipendenti comunali compiacenti, hanno acquistato – negli anni dal 2007 al 2012 – mediante la stipula di atti di compravendita falsi redatti dal notaio IMPROTA, diverse cappelle funerarie molte delle quali risalenti al 1800 che – per la normativa vigente — non potevano formare oggetto di compravendita. Tali atti di acquisto avvenivano, spesso, senza il consenso degli originari aventi diritto con la conseguente sottrazione e dispersione dei resti mortali rinvenuti all’interno. Nel corso delle preliminari attività investigative, uno dei passaggi essenziali è stato rappresentato dalla denuncia degli eredi di una nota famiglia napoletana che, dopo un lungo periodo di assenza dalla città, nell’effettuare una visita ai propri defunti, ebbero modo di constatare che nella cappella di famiglia erano state rimosse le salme che vi erano sepolte e che la stessa cappella era stata poi lussuosamente ristrutturata impedendovi loro l’accesso a causa della completa sostituzione del cancello d’ingresso.
Particolarmente significativo per gli elementi probanti che ne emersero, fu anche il sequestro di una cappella offerta su un noto sito di vendite di immobili on-line per euro 800 mila e di un manufatto funerario venduto per la cifra di euro 245.000, di gran lunga superiore ad euro 40.000 dichiarati nell’atto di compravendita.

Decisivo per lo sviluppo delle indagini è risultato l’analitico ed approfondito esame degli atti pubblici – tutti risultati redatti dal notaio IMPROTA e artatamente compilati e predisposti per l’occasione facendo ricorso a numerose falsità documentali a cui il professionista si era prestato
Nell’ordinanza eseguita in data odierna, il G.I.P. ha evidenziato la centralità del ruolo avuto nell’associazione dal notaio IMPROTA affermando che, oltre alla sua spregiudicata strumentalizzazione delle capacità tecnico giuridiche manifestate nel rendersi “disponibile” a rogare atti falsi, vi sono state da parte del medesimo reiterate violazioni di basilari doveri del pubblico ufficiale investito dalla delicata funzione notarile prestandosi ad attestare circostanze assolutamente non corrispondenti al vero ed agevolando, in tal modo, la commissione e la reiterazione della truffa.
Va ancora sottolineato, nell’intero contesto investigativo, anche il danno patito dal Comune di Napoli ignaro delle cessioni dei manufatti funerari.
Il regolamento di polizia mortuaria e dei servizi cimiteriali, vieta infatti, all’art. 53, la compravendita delle cappelle tra privati, i quali, in caso di rinuncia, recesso o di altra tipologia di cessazione del rapporto concessorio, sono tenuti ad informare il Comune di Napoli affinché questi possa provvedere alla riassegnazione pubblica dell’area ed alla riscossione del prezzo della nuova concessione.
Il danno patrimoniale subito dal Comune di Napoli, emerso dalla delicata e complessa indagine della Procura della Repubblica di Napoli è risultato molto consistente e quantificato in euro 3.200.000,00.
Nei mesi scorsi, lo stesso Comune di Napoli, sulla base degli atti di compravendita sottoposti a sequestro e consegnati all’Ente Pubblico su autorizzazione della Procura , ha attivato le procedure amministrative necessarie alla revoca delle concessioni e alla conseguente acquisizione al patrimonio comunale di oltre 90 manufatti funerari illegalmente venduti — e su ognuno dei quali la Sezione di P.G. ha svolto accertamenti — il cui valore complessivo è di gran lunga superiore ad euro 2.500.000,00 rilevati dagli atti di compravendita acquisiti.
Il G.I.P. del Tribunale di Napoli ha ritenuto, al termine delle investigazioni, l’attività criminosa come un vero e proprio “sistema” costante nel tempo perseguito anche dopo il compimento dei primi atti di indagine di cui gli indagati sono formalmente venuti a conoscenza.
Emblematica, dopo il sequestro di una cappella, la produzione da parte del REPARATO e del TAMMARO di false prove — addirittura presentate al Tribunale del Riesame di Napoli — per ottenere la restituzione del manufatto e sviare le indagini alterando le annotazioni riportate sul registro del Comune di Napoli di deposito delle salme.
L’organizzazione criminale poteva godere “sul campo” anche di una cerchia di “informatori” la cui perfetta conoscenza dei luoghi Cimitero consentiva loro di sapere, in qualunque momento, quali fossero le cappelle ed i loculi che potevano essere di fatto liberamente alienati e che difficilmente sarebbero stati, poi, reclamati dai legittimi aventi diritto. Per far ciò i manufatti non solo dovevano essere “restaurati” ed “abbelliti” ma, soprattutto, dovevano essere “svuotati” dei resti mortali arbitrariamente rimossi e fatti sparire chissà dove.
Dalle prime ore di questa mattina, oltre alla notifica delle misure cautelari nei riguardi del notaio Filippo IMPROTA sono in corso nuove perquisizioni finalizzate alla ricerca di documentazione inerente acquisti e alienazioni relative a altre cappelle e manufatti cimiteriali.

Redazione

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