Campania. Formaggi senza latte, Coldiretti: “UE non ascolti le lobby”
Coldiretti Campania ha partecipato alla manifestazione nazionale che si è tenuta questa mattina in piazza Montecitorio per dire no all’ipotesi di usare latte in polvere nei formaggi. A guidare la delegazione il presidente Gennaro Masiello e il direttore Simone Ciampoli.
“Sono orgoglioso di questa manifestazione – ha detto Masiello nel suo intervento dal palco – e del valore che abbiamo messo in campo. Il rischio contro cui oggi manifestiamo è che il Paese perda vantaggio competitivo. Le letterine che arrivano a Bruxelles non sono un attacco alla zootecnia, ma al sistema Italia. L’attacco è alla nostra agricoltura. Si vuole indebolire la zootecnia per indebolire l’Italia. Dobbiamo rispondere con determinazione. La politica deve reagire. Questo può essere un precedente devastante, che può mettere in ginocchio l’agricoltura italiana, tanto invidiata nel mondo. Avanti contro chi vuole un’Europa assoggettata alle lobby“.
Le esportazioni di formaggi e latticini italiani all’estero sono aumentate del 9 per cento per effetto della reputazione di alta qualità conquistata a livello internazionale che viene messa a rischio dalla liberalizzazione dell’uso di latte in polvere imposta dall’Unione Europa sotto il pressing delle lobby. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti relativa al primo trimestre del 2015, presentata in occasione della mobilitazione di allevatori, casari e consumatori a difesa del Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte che danneggia e inganna i consumatori, mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale.
A rischio c’è un settore che – sottolinea la Coldiretti – rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano con un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180 mila gli occupati nell’intera filiera, ma che svolge anche un ruolo insostituibile di presidio del territorio, nel quale la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali al pascolo. In Italia – precisa la Coldiretti – sono sopravvissute appena 35mila stalle che hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente.
Il via libera alla polvere di latte significherebbe aumentare la dipendenza dall’estero con la chiusura delle stalle, la perdita di posti di lavoro e l’abbandono delle montagne dove il formaggio si fa con il latte vero. Per ogni centomila quintali di latte in polvere importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati solo in agricoltura, secondo una analisi della Coldiretti. Ma c’è anche un costo ambientale, perchè il processo di trasformazione del latte in polvere in quello fresco comporta, per la re-idratazione, un elevato il consumo di acqua.
Con un chilo di latte in polvere si ottengono dieci litri di latte al prezzo di circa 20 centesimi al chilo che – sostiene la Coldiretti – è pari quasi alla metà di quanto costa agli allevatori produrre il latte fresco dall’allevamento con le mucche.