(VIDEO) Casal di Principe. Operazioni del Nucleo Investigativo dei CC: arrestate 7 persone dei Casalesi – fazione IOVINE

carabinieri cc 112 notte genericoDalle prime ore dell’alba i Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, coordinati dalla DDA di Napoli,  stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 indagati, affiliati al clan “dei Casalesi – fazione IOVINE”.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, estorsione, truffa, incendio doloso, corruzione, concussione, peculato, con l’aggravante del metodo mafioso. Coinvolti anche imprenditori e Pubblici Amministratori del Comune di Villa di Briano.

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L’attività concernente l’esecuzione dei 7 provvedimenti cautelari effettuata dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Caserta è stata coordinata dai Magistrati:

–         Dott. Antonello Ardituro, già DDA Napoli, Magistrato presso il CSM;

–         Dott. Antonio D’Amato, già DDA Napoli, Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere;

–         Dott. Cesare Sirignano DDA Napoli, con imminente incarico presso la DNA di Roma;

–         Dott. Catello Maresca DDA Napoli;

–         Dott. Giuseppe Borrelli Procuratore Aggiunto DDA Napoli area Napoli e Caserta;

–         Dott. Giovanni Colangelo Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Napoli.

Alle prime ore del mattino, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di sette indagati ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione camorristica, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, estorsione, riciclaggio, truffa aggravata, incendio doloso, corruzione, concussione e peculato, tutti delitti aggravati dalla finalità di agevolare il clan dei casalesi.

L’ordinanza del GIP del Tribunale di Napoli è stata emessa a conclusione di una attività investigativa, avviata nel febbraio 2008 e conclusasi nel marzo 2014, giovatasi, inizialmente, degli esiti di intercettazioni telefoniche ed ambientali, e, nell’ultimo anno, del
contributo fornito da ANTONIO IOVINE, sin dall’anno 1998 capo del clan insieme con MICHELE ZAGARIA, da Giacomo Caterino, imprenditore casertano e politico locale legato da rapporti di parentela con lo IOVINE, da Massimiliano Caterino, della fazione ZAGARIA e da Nicola Panaro, della famiglia SCHIAVONE. Nell’ordinanza cautelare il GIP, nel ripercorrere le fasi delle indagini finalizzate alla cattura dell’a||ora latitante ANTONIO IOVINE e nel valutarne gli esiti, evidenziava il fitto sottobosco di connivenze tra esponenti del citato clan e funzionari del Comune di Villa di Briano, i rapporti di reciproco vantaggio su cui si fondavano ed il completo asservimento della amministrazione comunale di Villa di Briano ai desiderata dello IOVINE e degli affiliati al suo gruppo destinatari dei provvedimenti. Nell’ordinanza alcune Vicende amministrative su cui si erano concentrate le indagini ed i riscontri conseguiti dai carabinieri, anche attraverso l’acquisizione della documentazione relativa alle procedure di gara di quel comune, si sono rivelate cartina di tornasole dei rapporti di stabile complicità tra alcune figure dirigenziali e di vertice dell’amministrazione, tra cui anche il fratello dell’attuale Sindaco MAGLIULO Dionigi, geometra dell’Ufficio Tecnico (impiegato in quell’Ufficio sin dal 1982), ed affiliati al gruppo IOVINE.. Nel descrivere la natura dei rapporti, il GIP ha dettagliatamente ricostruito le fasi delle diverse procedure amministrative, i ruoli dei singoli soggetti coinvolti e l’incidenza delle relative condotte sul loro esito, giungendo ad una conclusione perfettamente sovrapponibile a quella fornita dal collaboratore ANTONIO IOVINE che di quelle vicende rappresentava il dominus, almeno fino al suo arresto del novembre del 2010. Le modalità attraverso le quali il gruppo IOVINE ed i funzionari Comunali riuscivano a favorire le ditte vicine al clan dei Casalesi individuate preventivamente dallo IOVINE seguivano uno schema tanto collaudato quanto risalente nel tempo. Una regola non scritta ma osservata senza alcuna resistenza in quei territori che prevedeva, da un lato, un costante aggiornamento agli uomini del clan sull’andamento delle procedure di appalto dell’amministrazione comunale da parte dei funzionari che avevano accesso alla documentazione delle gare e, dall’altro, una conseguente, altrettanto minuziosa e continuativa, attività di informazione sui dettagli dei bandi e su notizie riservate, anche prima della loro pubblicazione, in modo da favorire le imprese che avrebbero dovuto aggiudicarsi i lavori. Nel provvedimento il GIP evidenziava anche come il rapporto tra i vari soggetti coinvolti alterava la regolarità delle gare determinando una sostanziale esclusiva in favore delle imprese espressione del clan dei casalesi ed in particolare di ANTONIO IOVINE, favorite anche nella riscossione delle somme di denaro dall’amministrazione comunale attraverso una più celere definizione delle relative procedure ed una pressocchè immediata emissione dei mandati di pagamento.

Nel provvedimento, inoltre, alcune conversazioni intercettate disvelavano l’esistenza di un rapporto diretto tra i funzionari, gli imprenditori che vi ruotavano intorno ed alcuni affiliati di fiducia dello IOVINE, di cui l’allora latitante si serviva per acquisire informazioni sull’andamento delle diverse procedure e per orientare le scelte dell’amministrazione senza uscire allo scoperto. In tutte le vicende ricostruite nell’ordinanza, infatti, i contatti con gran parte degli imprenditori ed i funzionari del comune venivano garanti dagli affiliati che stabilmente si occupavano per lo IOVINE delle vicende imprenditoriali relative alle zone di sua influenza. Tra gli affari imprenditoriali in relazione ai quali veniva accertato il condizionamento camorristico, il più significativo si rivelava quello che vedeva coinvolti, almeno nella prima fase e nel periodo in cui lo IOVINE era ancora latitante, anche CATERINO RENATO, cugino di IOVINE ANTONIO e SCHIAVONE CLAUDIO, e che riguardava la realizzazione dello svincolo di VILLA DI BRIANO.

L’ordinanza, mettendo insieme le convergenti dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e gli esiti delle eloquenti intercettazioni ambientali e telefoniche, ricostruiva il ruolo svolto dal tecnico comunale MAGLIULO NICOLA per l’aggiudicazione dell’appalto per i lavori inerenti la realizzazione dello svincolo di Villa di Briano — SS 7 Bis — Nola Villa Literno, per un importo complessivo superiore ai 2 milioni di euro, in maggior parte finanziato con fondi regionali. Una Vicenda amministrativa protrattasi per lungo tempo e non conclusasi, almeno fino al tempo dell’arresto dello IOVINE, con il risultato previsto e concordato e tradottasi, malgrado i diversi passaggi burocratici e di competenze, in un vantaggio di rilevante entità per un imprenditore espressione della famiglia SCHIAVONE, destinatario del provvedimento cautelare per concorso esterno in associazione Camorristica.

Dall’ordinanza del GIP emergeva come la cattura dello IOVINE, avvenuta il 17 novembre 2010, avesse determinato, almeno in prima battuta, la perdita di interesse all’appalto da parte degli uomini del clan e degli stessi funzionari amministrativi, tanto da indurre il Comune a richiedere ed ottenere, nel dicembre del 2010, l’adesione alla SUAP di Caserta, per la gestione della gara. Nel ricostruire le fasi della vicenda, il GIP evidenziava come in quel territorio l’influenza criminale dello IOVINE costituiva un vero e proprio sistema, a cui avevano aderito imprenditori e funzionari dell’amministrazione, che si perpetuava nel tempo anche a prescindere dalla presenza del capo Clan Che controllava il territorio. In breve tempo, infatti, come emerge dal provvedimento, il clan si era riorganizzato per insinuarsi, comunque, nell’affare e per conseguirne i vantaggi economici che ne derivavano mediante l’intervento diretto di altra impresa, anche essa riconducibile al sodalizio e precisamente alla famiglia SCHIAVONE.

Nella seconda ordinanza emessa dal GIP veniva ricostruito il ruolo di particolare affidabilità e fiducia che rivestiva COPPOLA NICOLA, detto NICOLA A BASCHINA, nel gruppo IOVINE soprattutto per la espansione imprenditoriale dell’allora latitante. Nel provvedimento le convergenti dichiarazioni dei collaboratori e gli esiti di alcune importanti intercettazioni tra alcuni affiliati al medesimo gruppo camorristico, delineavano le specifiche competenze dell’indagato in molti affari imprenditoriali ed il suo completo, consapevole, asservimento alle necessità di rappresentanza esterna del latitante nel mondo dell’impresa.
Anche in tal caso il GIP, nel ricostruirne la personalità e la sua affiliazione nel gruppo IOVINE, evidenziava i diversi elementi di convergenza rilevati nelle dichiarazioni dei numerosi collaboratori di giustizia, tra cui, per i motivi in precedenza esposti, quelle rese da ANTONIO IOVINE, si manifestavano particolarmente precise. Nell’ordinanza venivano ricostruite anche alcune estorsioni commesse da uomini del gruppo IOVINE in danno di imprenditori del settore ortofrutticolo ed edile, settori privilegiati e da sempre una inesauribile fonte di sostentamento per le casse del sodalizio. Nel ricostruire l’organigramma del gruppo IOVINE, il GIP riconosceva il ruolo nevralgico svolto dagli affiliati LANZA BENITO e NATALE PAOLO, entrambi destinatari del provvedimento per associazione di stampo camorristico, ed il loro contributo fornito anche in relazione alla copertura rispettivamente, il primo, della latitanza di DE LUCA Corrado, elemento di spicco del clan, ed il secondo, della latitanza di IOVINE Antonio.

Il GlP nel provvedimento ricostruiva ulteriori episodi di riciclaggio di assegni ed un’altra vicenda relativa al tentativo di cambio di
destinazione d’uso, da agricolo a edificabile, di alcuni terreni, tra cui uno di proprietà della curia di Aversa (CE), al fine di realizzare immobili riconducibili al c.d. “Piano Casa” del comune di Villa di Briano.

ELENCO ARRESTATI
1 CATERINO RENATO nato a Napoli il 4.10.1962;
2. LANZA BENITO nato a San Cipriano d’Aversa il 7.4.1964;
3. MAGLIULO NICOLA, inteso “Lino”, nato a Villa di Briano il 27.2.1961;
4. NATALE PAOLO, inteso “o” magone”, nato a San Cipriano d’Aversa il 26.10. 1968;
5. COPPOLA NICOLA, nato a San Cipriano d’Aversa il 13.11.1966;
6. ORIGLIETTI SABATINO, nato a Villa di Briano il 18.12.1958;
7. CERULLO ANTONIO, inteso “o” putecaro”, nato a San Cipriano d’AVersa is 18.7. 1965.

Redazione

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