Conca della Campania. Premio internazionale a Graziella di Gasparro, figlia di una vittima dell’eccidio nazista

di-gasparro_graziella02Appuntamento con la storia. Il 4 luglio, la piccola comunità di Conca Della Campania, un borgo di 1300 anime dell’Alto Casertano, si ritroverà nella piazza del paese per festeggiare Graziella Di Gasparro, la cui vicenda umana è nota a tanti e ha superato ormai i confini nazionali.

Donna combattiva e tenace, dopo la messa della 19, riceverà da Francesca Gallello il premio internazionale “Radici”, per essere stata preziosa testimone di una delle pagine più drammatiche della nostra contemporaneità. La Di Gasparro è figlia di una vittima, Giacomo, dell’eccidio nazista di Conca Della Campania, avvenuto il primo novembre 1943. Allora, era una bambina di appena 10 anni e quella mattina assistette, inerme, al supplizio e poi all’uccisione del padre e di altri uomini, per vile rappresaglia.

«Volli vedere dov’era mio padre – racconta -, lo trovai in una pozza di sangue. Aveva il cranio sfondato da un proiettile e tutt’intorno l’erba era diventata rossa. Rossa del sangue del mio papà. Vorrei che si diffondesse in ogni valle l’orrore della guerra, perché mai più cresca nei prati un’erba tinta di rosso». Gli storici concordano: quello di Conca fu la prima applicazione del metodo della “sentenza sommaria”, letta da un ufficiale poco prima della sventagliata di mitra. In sostanza, persone innocenti morirono perché un militare tedesco era stato ucciso (poi si scoprì, sparato , nella ricostruzione di Andrea De Santo, da un tale Umberto Boaracchini, militare collaboratore degli alleati). Graziella ha dedicato la sua esistenza alla ricerca di giustizia e di un degno riconoscimento per coloro che, senza alcuna colpa, persero la vita e per le famiglie rimaste orfane. Sembra incredibile, ma solo nel 2013 è riuscita ad ottenere un monumento per i caduti davanti alla chiesa e una croce in via Faeta (nella contrada di Cave) con i nomi delle vittime.

Di quell’eccidio non c’era una lapide, un segno, un ricordo. Nulla! Se la strage è emersa dall’oblio collettivo, lo si deve a Graziella e alla sua caparbietà. Se n’è trovata traccia, pochi anni fa, solo “nell’armadio della vergogna”; un armadio scoperto in un palazzo romano del Cinquecento, in via degli Acquasparta, sede della Procura generale militare, dove venivano depositati fascicoli delle stragi naziste. C’erano i nomi delle vittime e dei carnefici. Alla sentenza di terrore di Conca e a quelle in altre città della Campania è stato dedicato un film documentario, “Terra bruciata!”, dal titolo del saggio curato da Gabriella Gribaudi. La pellicola, in fase di ultimazione, è stata diretta da Luca Gianfrancesco, come l’attore Mino Sferra, che interpreta Giacomo Di Gasparro.

Redazione

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