Quella pietra sporca di sangue…
La pietra dove fu decapitato San Gennaro al santuario di Pozzuoli
A Pozzuoli, nei pressi del belvedere di San Gennaro, che trae il nome proprio dalla presenza della reliquia del martirio del santo, si trova un piccolo santuario di frati minori Cappuccini. All’interno della piccola chiesa ad una sola navata, in una cappellina a destra è conservata la pietra dove si vuole essere stato decapitato San Gennaro il 19 settembre del 305 d.C. Una pietra particolare conservata in una sorta di tabernacolo di legno decorato. La pietra reca una cornice a racemi vegetali che già, nella plastica, abbandonano quelle sinuosità del genere classico, al centro campeggia incisa una croce greca decorata con ovuli e sotto compaiono invertite nella posizione Α e ω, L’inversione delle lettere, prima e ultima dell’ alfabeto greco, nella sequenza di ω e Α è probabilmente dovuta all’interpretazione che il principio inizi dopo la fine della vita terrena. Quindi non inizio e fine ( Α e ω) ma finire per iniziare ( ω e Α). Ai lati della croce due fiori. Vuolsi che durante i giorni in cui a Napoli si compie il miracolo della liquefazione la pietra, da dove la pia donna Eusebia si dice abbia raccolto il sangue in due ampolle, i lacrimatoi, si arrossi. La decapitazione stando alle fonti sarebbe stata eseguita proprio nei pressi dell’attuale santuario, presso il forum vulcani, nome con cui veniva denominata la solfatara.
San Gennaro subì le persecuzioni sotto Diocleziano. Gennaro conosceva il diacono Sosso (o Sossio) che guidava la comunità cristiana di Miseno; Sossio fu incarcerato dal giudice Dragonio, proconsole della Campania, per le funzioni religiose che quotidianamente venivano celebrate nonostante i divieti. Gennaro saputo dell’arresto di Sossio, volle recarsi insieme ai suoi due compagni Festo e Desiderio a portargli il suo conforto in carcere.Il giudice Dragonio informato della sua presenza e intromissione, fece arrestare anche loro tre, provocando le proteste di Procolo, diacono di Pozzuoli e di due fedeli cristiani della stessa città, Eutiche ed Acuzio.
Anche questi tre furono arrestati e condannati insieme agli altri a morire nell’anfiteatro per essere sbranati dagli orsi, in un pubblico spettacolo. Ma durante i preparativi il proconsole Dragonio, si accorse che il popolo dimostrava simpatia verso i prigionieri, inoltre si narra anche un fatto miracoloso avvenuto in sede di supplizio, le belve si sarebbero inginocchiate davanti a Gennaro che li benediceva portando il proconsole a cambiare decisione e il 19 settembre del 305 a far decapitare i prigionieri.I cri stiani di Pozzuoli, nottetempo seppellirono i corpi dei martiri nell’agro Marciano presso la Solfatara; si presume che s. Gennaro avesse sui 35 anni, come pure giovani, erano i suoi compagni di martirio. Oltre un secolo dopo, nel 431 (13 aprile) si trasportarono le reliquie del solo s. Gennaro da Pozzuoli nelle catacombe di Capodimonte a Napoli, dette poi “Catacombe di S. Gennaro”, per volontà dal vescovo di Napoli, s. Giovanni I e sistemate vicino a quelle di s. Agrippino vescovo.