Caserta. Pastore appicca incendio per rinnovare il pascolo, arrestato

incendio_corpoforestale (3)Questa mattina, personale del Nucleo Investigativo (NIPAF) e della Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Caserta, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare (arresti domiciliari) emessa, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dal GIP presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta del nostro Ufficio, nei confronti di: LOMBARDI Orlando, nato a Hyde (Gran Bretagna) il 1/3/1971 gravemente indiziato di avere, in data 10 agosto 2015, cagionato un incendio boschivo di natura dolosa (art. 423-bis c.p.) sul Monte Tifata, nella località “Gradilli” del comune di Caserta.

L’incendio, di estese proporzioni, ha interessato il bosco soprastante la Strada Provinciale (ex. S.S. n. 87 Sannitica), di proprietà demaniale del comune, per una superficie di circa 2,5 ettari. Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare sono state svolte dal Corpo Forestale dello Stato, coordinato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, grazie all’utilizzo di moderne tecnologie di video-sorveglianza, nonché di sofisticate tecniche investigative specificamente finalizzate alla prevenzione e repressione degli incendi boschivi, atte, in particolare, ad individuare il punto d’innesco dell’incendio e i mezzi utilizzati per appiccare il

fuoco. Sulla scorta dell’analisi storica degli eventi incendiari avvenuti nella provincia, i forestali avevano già da qualche tempo concentrato l’attività investigativa sui territori maggiormente a rischio del casertano, e, quindi, predisposto appositi servizi di osservazione, pedinamento e controllo, svolti insieme con dispositivi di “cattura immagini foto-video”, azionati all’occorrenza da sensori di movimento e termici, per la raccolta di informazioni e dati utili alla lotta agli incendiari. In particolare, verso le ore 14:50 circa del 10 agosto c.a., i dispositivi di “cattura immagine” hanno registrato, in maniera incontrovertibile, le immagini di LOMBARDI Orlando, passeggero a fianco del guidatore, che, disceso da una Alfa Romeo modello 159 Sport Wagon di colore blu, si è recato sul retro di un deposito attrezzi dell’ANAS per collocare un ordigno incendiario ad accensione ritardata nella folta vegetazione erbacea seccaginosa. Nei medesimi istanti, il conducente dell’Alfa Romeo 159 Sport Wagon, per giustificare la sosta dell’autovettura in un tratto di curva pericoloso per la viabilità, ha aperto il cofano simulando un controllo al motore dell’autovettura. L’azione degli incendiari è risultata precisamente coordinata e pianificata, tanto da durare solo quaranta secondi circa in totale. Dopo circa otto minuti che l’autovettura Alfa Romeo 159 Sport Wagon si era ormai allontanata dalla zona, si sono viste sprigionarsi fiamme alte proprio nel medesimo punto in cui, pochi minuti prima, si era addentrato il Lombardi, fiamme che si sono propagate in maniera violenta grazie alle elevate temperature, allo stato seccagginoso delle formazioni erbacee spontanee e all’elevatissima pendenza del versante.

L’incendio, che ha interessato una superficie boscata complessiva di circa 25.000 mq., è stato domato grazie all’intervento delle squadre antincendio della Regione Campania, della Comunità Montana “Monte Maggiore” e della SMA Campania, II danno all’ambiente e al soprassuolo forestale ivi radicato (costituito da formazioni arbustive di macchia mediterranea ed arboree di specie quercine, leccio e roverella) è stato grave ed esteso. Le riprese fotografiche raccolte dall’apparecchio di foto-trappolaggio hanno permesso di identificare compiutamente l’autore in LOMBARDI Orlando, allevatore di un gregge ovino costituito da circa 150 capi, che lo stesso è solito far pascolare sulla collina del “Monte Tifata” nelle località “Vaccheria” e “Gradilli” di Caserta. Le immagini videoregistrate hanno restituito anche degli elementi univoci ai fini della compiuta individuazione dell’autovettura, di proprietà di LOMBARDI Alessandro, indagato a piede libero, fratello di LOMBARDI Orlando. Gli investigatori hanno ipotizzato che gli indagati abbiano agito con lo specifico intento di utilizzare il fuoco per rinnovare il “cotico” erboso allo stato seccaginoso e fertilizzare così, con le ceneri prodotte dalla combustione, il suolo delle aree interessato dal pascolo del gregge. Invero, l’azione del fuoco consentirebbe, in teoria, di anticipare notevolmente la rinnovazione del pascolo da somministrare al gregge. Accelerazione della ricrescita che si concretizza, per i terreni percorsi dal fuoco, già pochi giorni dopo le prime piogge,. Si tratta in sostanza di un modo (barbaro e violento) di risparmiare nell’acquisto di fieno da somministrare ai capi di bestiame. In assenza del passaggio delle fiamme, la rinnovazione naturale delle formazioni erbacee ed arbustive spontanee, infatti, tarderebbe di alcuni mesi.

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