“La Napoli Ellenistica, dalle mura alle tombe”, documentario in onda su TLC

La Napoli Ellenistica, dalle mura alle tombe. Gli ipogei di Santa Maria Antesecula alla Sanità.

Questo il titolo del documentario che sarà trasmesso per l’intera prossima settimana (da lunedi 21/9 a sabato 36/9) alle ore 21,00 sull’emittente regionale TELELIBERA CAMPANIA visibile nell’intera regione e oltre sul canale 174 del digitale terrestre.

Un documentario di Stefano Montone, edizioni LA RAMPA, della durata di circa 30 minuti in cui sarà mostrata una realtà di Napoli ancora sconosciuta ai più e sapientemente narrata dal presidente Carlo Leggieri dell’associazione Celanapoli.

Cenni storici:

Nei suoi 2500 anni di vita, la città di Napoli si è sviluppata non solo in orizzontale, allargando nel tempo i propri confini e inglobando la fertile campagna circostante e i numerosi borghi agricoli ivi presenti, ma anche in verticale, per stratificazioni successive dovute ad alluvioni, terremoti, fenomeni di bradisismo e simili. Dunque, è oggi possibile percorrere il suo vasto centro storico seguendo infiniti itinerari, veri e propri “viaggi nel tempo”, che si sviluppano non solo in superficie ma anche nelle sue viscere.
L’associazione CELANAPOLI, condotta con professionalità e determinazione da Carlo Leggieri, offre alcune di queste opportunità. Il “cela” presente nel nome dell’associazione non va letto nel senso della custodia gelosa di qualche parte “preziosa” dell’antica Neapolis: semplicemente, il nome è il risultato di una crasi tra il cognome del canonico Carlo Celano (1625-1693) e il nome della città. Il Celano, nella sua mirabile opera “Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli”, menziona l’esistenza di una necropoli ellenistica non lontana dalla chiesa della Sanità. Ebbene, la sede di CELANAPOLI è situata nelle fondamenta di un antico palazzo del quartiere Vergini/Sanità (zona “extramoenia” dedicata alle sepolture), letteralmente sopra l’ipogeo detto “dei Togati”, databile tra la fine del IV e gli inizi del III secolo avanti Cristo.
Napolinternos, con la guida di Carlo Leggieri, ha recentemente offerto ai propri soci un’affascinate passeggiata alla scoperta della città greca, con una “puntatina” nella preistoria. Il percorso è partito dalle mura ellenistiche di piazza Cavour, ben visibili, anzi persino “toccabili”, nella loro possanza (°). La porzione della cinta muraria greco-romana, situata alle spalle di un alto edificio che incombe sulla piazza e che ospita attualmente vari istituti scolastici, è in ottimo stato di conservazione. Sui grossi blocchi tufacei che la compongono è possibile notare diverse profonde incisioni, probabilmente il “marchio” delle varie cave di provenienza. I blocchi furono assemblati a secco (non legati da malta cementizia), con una leggera pendenza verso l’interno delle mura e con barbacani di sostegno, perpendicolari alle mura stesse; furono disposti per terrazzamenti progressivi, rientranti verso l’alto. Teniamo presente che la città greca ( in particolare parliamo delle mura che proteggevano l’acropoli) si trovava molto più in alto di quanto possa oggi apparire, dato che l’attuale piazza Cavour sorge su quello che era il letto di un corso d’acqua torrentizio, vero e proprio fossato protettivo, colmato nel tempo da alluvioni e crolli.
Fondale del porto di Neapolis (ricostruzione)La passeggiata è proseguita con la visita di quella parte del Museo Archeologico, ad ingresso libero, allestita all’interno dell’omonima fermata del metrò collinare, proprio al di sotto dell’edificio museale. Sono state ivi ben allestite alcune sale con reperti rinvenuti in occasione degli scavi della metropolitana, foto e disegni illustrativi di grande suggestione.
Gli scavi della metropolitana hanno fatto “luce”anche su aspetti non troppo noti della storia più antica della città, aiutandoci a risalire fino al periodo neolitico (la “puntatina” nella preistoria di cui sopra). A proposito di “luce”: abbiamo purtroppo potuto constatare che alcune zone delle sale sono in un cattivo stato di illuminazione, stante il fatto che le lampade non più funzionanti non vengono sostituite. Particolarmente emozionante risulta l’osservazione di un pezzo di terra recante i solchi di un aratro di 5000 anni fa, rinvenuto in zona Toledo. L’eruzione vulcanica che li ha ricoperti di materiali piroclastici ha consentito la perfetta conservazione degli stessi e la loro datazione. Una bella illustrazione permette di farsi un’idea precisa del lavoro dei campi dei nostri antenati.
Sono di grande suggestione le lastre marmoree (fine I secolo d.C.) rinvenute al di sotto di piazza Nicola Amore: scritte in greco antico (a Napoli si è parlata la lingua greca fino al secondo/terzo secolo d.C.), descrivono i cataloghi di varie edizioni dei giochi isolimpici. Tali giochi furono istituiti dall’imperatore Augusto nell’anno 2 d.C., a somiglianza dei giochi di Olimpia, proprio a Napoli in quanto era la più greca città d’Italia. Le gare, indette in onore della Sirena Partenope, intendevano valorizzarne le più antiche tradizioni  ed andavano ben oltre le competizioni più propriamente sportive: importantissimi erano infatti gli agoni musicali e teatrali. Molto interessante è anche la ricostruzione del fondale di parte del porto di Neapolis (scavi di piazza Municipio), dove è stato ritrovato di tutto (v. foto), persino buona parte degli scafi di tre navi (quella protetta dal fango), molto utili anche per comprendere le tecniche di ingegneria navale dell’epoca.
Ipogeo Ripartiti per il borgo dei Vergini, abbiamo raggiunto la sede di CELANAPOLI in via  Santa Maria Antesaecula, non lontano dalla casa di Totò e dal famoso Palazzo dello Spagnolo. Uno scalone conduce, scendendo per circa sei metri, ad un locale utilizzato nel corso della seconda guerra mondiale come ricovero antiaereo. Tale locale insiste su parte del vestibolo dell’ipogeo “dei Togati”, al quale si accede attraverso un’apertura praticata lateralmente rispetto a quello che era l’ingresso originario. Gli ambienti funerari ellenistici, espressione della cultura nella quale si riconosceva la classe dominante, erano di solito articolati su due livelli: quello superiore,che si apriva sulla strada ed era visibile dall’esterno, era destinato allo svolgimento dei riti, mentre quello inferiore era la vera e propria camera funeraria con i sarcofagi disposti sui lati, lungo le pareti. Il complesso, utilizzato sino all’età imperiale e integralmente ricavato dallo scavo del banco tufaceo, evidenzia prospetti che richiamano architetture di ambiente macedone, con affreschi e stucchi di notevole pregio artistico. La denominazione del monumento (ipogeo dei Togati) deriva dalla presenza di un altorilievo raffigurante una scena di commiato funebre con due figure panneggiate, una maschile che indossa una toga e calza “calcei” ed una femminile con chitone e himation (°°); a destra risulta ancora leggibile, sebbene abrasa, una figura felina accovacciata.
Tanto altro si potrebbe aggiungere: vi invitiamo a contattare CELANAPOLI e verificare di persona!

fonte: Francesco  Vigilante Rivieccio
Presidente  NAPOLINTERNOS

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