Siani: 30 anni dopo omicidio, a Giancarlo premio a lui intitolato
Riconoscimento a volume postumo a 30 anni dall’uccisione
Il premio Siani quest’anno va a lui: proprio a Giancarlo Siani, e al suo libro postumo, pubblicato da Iod, dal titolo “Fatti di camorra – Dagli scritti giornalistici”: 86 articoli scritti tra il 1980 e il 1985, che sono stati la sua condanna a morte per mano della camorra. Oggi, a distanza di trent’anni da quella sera in cui fu ucciso mentre era al volante della sua Mehari, Napoli e Torre Annunziata (FOTO), la sua città, ricordano Giancarlo Siani con una serie di iniziative alle quali partecipa anche il Ministro di Giustizia, Andrea Orlando, che proprio a Torre Annunziata interviene a un dibattito sul cronista ucciso dalla camorra.
A Napoli, nella sede del giornale per il quale lavorava, Il Mattino”, alla sua memoria viene consegnato il premio, giunto alla dodicesima edizione, organizzato dalla Fondazione Polis, l’associazione culturale Giancarlo Siani, dalla redazione de Il Mattino e dall’Ordine dei giornalisti della Campania. Sempre, a Napoli, stamani, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, ha deposto, con il fratello di Giancarlo, Paolo Siani, una corona di fiori in sua memoria alle “Rampe Siani”, accompagnato dal coro dei ragazzi del Teatro “San Carlo”.
“Quando chiedevo a Giancarlo se avesse paura nel denunciare il malaffare camorristico – ha ricordato Paolo Siani a Voci del mattino, Radio1 Rai – lui restava tranquillo e mi diceva: “Io scopro le notizie e le racconto, faccio solo il mio dovere di comunicare la verità ai lettori”. In serata, a Giancarlo Siani sarà intitolata l’ingresso del museo Pan (Palazzo delle Arti di Napoli), dove è sistemata la Mehari verde di Giancarlo Siani.
La vicenda di Giancarlo Siani viene ricostruita nel film di Marco Risi “Fortapasc” (SCHEDA ANSA CINEMA)
Fortapasc, la scena finale
Bindi, da cronista precario raccontò fatti con onestà – “Ricorre oggi il trentesimo anniversario dell’assassinio di Giancarlo Siani, giovane e coraggioso cronista del Mattino a cui un contratto da “abusivo” con il quotidiano napoletano, cioè da precario, non troppo diverso da quello di tanti giovani coraggiosi colleghi di oggi, non impedì di raccontare da solo i fatti criminali che osservava con verità ed onestà”. La presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi ha dedicato la primissima parte dell’audizione del direttore di Rai Uno Leone ad una riflessione alla figura del giornalista, ucciso 30 anni fa. “Forse occorrevano lo sguardo intelligente e sincero di un giovane di 26 anni, più o meno gli stessi che aveva Saviano quando pubblicò Gomorra – ha detto – per leggere la realtà di un comune difficile come Torre Annunciata”. A quella verità è dedicata la relazione che la Commissione Antimafia, sotto la guida del coordinatore del Comitato sull’informazione, Claudio Fava, ha recentemente terminato, ha ricordato Bindi. La quale ha sottolineato come il desiderio è che correttezza e buona fede siano costitutivi del “senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, per citare le clausole del contratto di servizio Rai”.