ALL’ARCHEOLOGICO DI NAPOLI CON IL “PROGETTO STORAGE” RIEMERGONO “I BENI CULTURALI INVISIBILI”

NOVANTA STATUE LASCIANO I DEPOSITI E SARANNO ESPOSTE IN UNA TECA NEL GIARDINO DEL MUSEO

 

Statue, bassorilievi, busti provenienti da Ercolano, Pompei, Cuma, Pozzuoli, Baia.  “Nascoste” dal 1995, ora rivivono grazie al progetto del Mibac finanziato da Fondazione Telecom Italia

Novanta statue di donne e uomini, dei e guerrieri che per anni avevano accolto i visitatori nel grande atrio che dà accesso al Museo Archeologico di Napoli. Poi, come stelle del cinema sul viale del tramonto, un giorno del 1995 erano state accantonate, rimanendo in ombra per vent’anni, divenute improvvisamente tesori nascosti. Ora questi “Beni culturali invisibili” tornano alla luce del sole e potranno essere ammirati dai visitatori in una grande teca di vetro che è stata posta nel giardino settentrionale del Museo Nazionale.

 

La riscoperta avviene grazie alla collaborazione di Fondazione Telecom Italia che ha sostenuto il “ProgettoStorage – Beni culturali invisibili”, contribuendo a gran parte dell’impegno che è stato necessario per portarlo a termine. Un momento che segna anche una nuova collaborazione tra pubblico e privato per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale.

“Nel giardino del Museo Archeologico di Napoli è stata realizzata una costruzione in vetro a cielo aperto  ha dichiarato Marcella Logli, Direttore Generale della Fondazione Telecom Italia– che riporterà alla luce tesori nascosti da oltre 10 anni, patrimonio  dell’arte e della cultura italiana.
Questo consentirà ai numerosi visitatori di poter apprezzare la  collezione di statue a figura intera, busti, bassorilievi, altari che provengono da Ercolano, Pompei, Cuma, Pozzuoli, Baia, Roma: opere che testimoniano la storia della Campania, ma che negli ultimi anni hanno avuto gloria solo altrove, nei viaggi per i prestiti ad altri musei. Più in generale opere e cultura Italiana, che deve essere percepita da tutti come fattore decisivo per lo sviluppo economico ed il benessere sociale, per riequilibrare un sistema socio-economico in difficoltà. In questo contesto, l’utilizzo della tecnologia è fondamentale per ampliarne accessibilità e diffusione.”

“Le 90 statue – ha  Valeria Sampaolo, responsabile del progetto per il Museo Archeologico partenopeo – sono state selezionate tra quelle che erano state accantonate nelle sale che ospitavano le statue e i ritratti degli Imperatori, per permettere i lavori di consolidamento del Museo che vanno avanti ormai dagli anni ’70. Ora bisogna liberare quelle sale e il destino di queste opere era di finire in uno dei nostri grandi depositi. Per questo abbiamo deciso di recuperarle, ponendole in uno spazio volutamente precario, ma senza sottrarle del tutto allo sguardo del visitatore”.

 

Inizialmente si pensava di rendere questi beni culturali “visibili” semplicemente sostituendo le solide porte in ferro dei locali di deposito con porte trasparenti. Si è poi scelto di porle in vista nella piena luce del giardino settentrionale, in una grande costruzione in vetro appositamente progettata e realizzata.

 

Il visitatore potrà identificare le sculture attraverso le immagini con didascalie che scorreranno sui due schermi installati all’interno del nuovo ambiente; qualora le avverse condizioni atmosferiche non consentissero di uscire all’esterno egli potrà, attraverso una postazione presente nell’atrio, guardare il contenuto complessivo della teca; oppure, orientando una telecamera, avrà la possibilità di avvicinare e ingrandire l’immagine dell’opera che più lo interessa.

Redazione

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