Per una buona causa: commissario e past primo cittadino
Le processioni religiose assumono un significato notevole se fatte con l’intentodi convogliare tutti verso un fare conciliante e costruttivo. Il nuovo commissario prefettizio, Mario Rosario Ruffo, in un momento di stallo all’interno della Chiesa dei santi Filippo e Giacomo a causa di un’incessante pioggia, ha sostato con gli astanti con estrema cordialità e disinvoltura, discorrendo in modo pacato. Accanto a lui Giuseppe Sagliocco, Don Carlo Villano, Stefano di Grazia ed il commissario Mosca. In attesa di una minor pioggia, rifatti accomodare i fedeli nella chiesa con innanzi la imponente statua della Madonna, si è incominciato a discorrere su come questa statua sia stata disputata per secoli tra aversani e casalucesi, con il ricordo di simpatici aneddoti che hanno reso la piccola attesa al quanto gradevole. Il 15 ottobre rappresenta dunque il momento di passaggio della Madonna di Casaluce dalla Chiesa aversana dei Celestini, Chiesa dei santi Filippo e Giacomo, alla Chiesa di Casaluce, permanenza che avverrà fino a giugno, per poi ritornare ad Aversa e risostare da giugno ad ottobre. Una prima sosta è stata fatta presso il Vescovado dove la suprema statua ha ricevuto la benedizione del clero, per poi proseguire il tragitto lungo via Castello, Piazza Trieste e Trento, i Platani, viale Europa e i dintorni della Chiesa di San Lorenzo. Ricordiamo infine la ritualità di ogni anno: i fedeli dei due centri si scambiano il baldacchino a sua volta spogliato del mantello del paese cedente per essere poi vestito con quello del paese che accoglie l’icona, avente come punto limite una pietra di confine nei pressi del convento di San Lorenzo. Per capire bene il significato di tale ritualità, bisogna rifarsi ad un’antica leggenda secondo cui, in una sera di grande pioggia, una donna avrebbe chiesto ristoro presso il convento dei celestini ad Aversa, ubicato proprio accanto all’attuale Chiesa di Casaluce. Tale richiesta non fu accolta in quanto non si sarebbero potute inserire donne. Si narra ancora che la signora insieme alla bambina fosse giunta al Monastero dei Celestini di Casaluce e che lì avesse invece ricevuto il giusto ristoro. L’indomani, miracolosamente, uno dei
frati casalucesi rinvenne in camera non più la donna col bambino ma una icona bizantina che rappresentava un’esemplare immagine religiosa di Madonna con Bambino. In considerazione di tali vicissitudini, dove i casalucesi scomodarono anche la Regia Camera del Regno di Napoli, probabilmente si decise di conferire più mesi di sosta a Casaluce invece che ad Aversa proprio per la diversa forma di trattamento ricevuta. L’effigie della Madonna di Casaluce è un’icona bizantina dipinta con buona probabilità intorno al secolo XI ed è anche detta l’Odighitria cioè ‘colei che indica la via’. Quando fu portata da Gerusalemme l’effigia era contenuta in una custodia fatta di canna d’india, tessuto rosso, lettere d’oro a carattere siriaco e un inciso che raffigurava un dragone. Nel 1270 il re di Napoli Carlo d’Angiò ed il vicerè Sanseverino la trasferirono dalla Terra Santa a Napoli per salvaguardarla dalle intemperie della penultima crociata finalizzata a liberare la Terra Santa dalle invasioni mussulmane. Stiamo alludendo alla icona della Beata Vergine Maria, ritenuta dipinta dall’evangelista San Luca, e a due idrie dove Gesù Cristo aveva trasformato l’acqua in vino alle nozze di Cana in Galilea. Sia l’icona della Madonna che le idrie furono custodite nella Cappella Palatina Santa Barbara di Castelnuovo (maschio Angioino) e poste in gran venerazione.
Ilaria Rita Motti