L’Orientale contro razzismo e discriminazione: incontro con Santino Spinelli
Mercoledì 4 novembre alle ore 16.30 presso la sede dell’Orientale di Palazzo Mediterraneo (via Marina), si terrà l’incontro con Santino Spinelli, docente, musicista e compositore rom. L’iniziativa è a cura del CUG, «Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni» dell’Orientale, presieduto da Silvana Palma.
Spinelli è un rom abruzzese discendente della comunità di più antico insediamento dell’Italia meridionale, giunta sette secoli fa e ampiamente sedentarizzata. Spinelli è il primo rom italiano titolare di due lauree, una in Lingue e letterature straniere moderne, conseguita all’Università di Bologna, e l’altra in Musicologia conseguita presso il Dams della stessa città. Ha insegnato lingua e cultura romanì all’Università di Chieti e di Trieste, ed è un valente compositore e musicista.
In Europa vivono 10-12 milioni di romaní, in Italia circa 200.000, oltre la metà dei quali sono cittadini italiani. I primi gruppi sono arrivati nel XIV secolo eppure sono ancora “ospiti” indesiderati e, soprattutto, sconosciuti. Il più delle volte considerati come rappresentanti di un mondo e di un modello culturale stereotipato, privo di differenziazioni al suo interno. L’eterogeneità dei gruppi presenti in Italia resta sconosciuta ai più e lo stereotipo resta la modalità attraverso la quale vengono indistintamente rappresentati e percepiti tutti gli individui appartenenti al gruppo romanì. Lo “zingaro” rappresenta lo straniero per eccellenza e la sua diversità è vissuta come un pericolo, una minaccia che ci impedisce di entrare in relazione e che sempre più nel nostro paese si traduce in politiche segregazioniste dal punto di vista abitativo, sociale e culturale.
Oggi più che mai quello dei gruppi romanì rappresenta un problema “sensibile” che il CUG dell’Università “L’Orientale”, in linea con la filosofia dell’Ateneo che crede nel dialogo interculturale, ha deciso di affrontare attraverso il confronto diretto con un rom e la proposizione di una storia raccontata dal protagonista, direttamente collegata alla sua biografia, nella convinzione che occorra dare la parola a chi il razzismo l’ha vissuto o lo vive in modo diretto e nella consapevolezza che, molto semplicemente, alla base dei fenomeni di intolleranza e discriminazione agisce un deficit di informazione e conoscenza.
Il popolo romanì vive da sette secoli tra noi eppure non sappiamo quasi nulla di loro.