Vomero, via Scarlatti: un altro negozio abbassa le saracinesche

E’ una vera e propria ecatombe: non c’è settimana che, nel quartiere collinare del capoluogo partenopeo, il Vomero, zona commerciale per antonomasia, non si registri la chiusura di qualche negozio, anche in questo scorcio di fine anno”. Lo afferma amareggiato Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari.

La crisi economica – dice Capodanno –, in uno alla lievitazione dei costi di gestione,  principalmente per i canoni di locazione, ha messo in ginocchio il terziario commerciale che ha rappresentato, per oltre un secolo, la principale attività produttiva del quartiere collinare, con circa duemila esercizi commerciali, alcuni dei quali della grande distribuzione, presenti su un territorio di appena due chilometri quadrati”.

L’ultimo esercizio commerciale che, in questi giorni, presenta le saracinesche abbassate, dopo molti lustri di attività, si trova nell’isola pedonale di via Scarlatti, cuore pulsante del quartiere collinare, notoriamente una delle strade più appetibili, dal punto di vista commerciale, del capoluogo partenopeo –  prosegue Capodanno –. Ma non è l’unico: in un raggio di poche centinaia di metri se ne trovano molti altri che sono definitivamente scomparsi”.

Purtroppo – continua amareggiato Capodanno – se si va avanti di questo passo, senza alcun intervento da parte della Regione Campania e del Comune di Napoli,  al Vomero potrebbero essere ancora tanti i negozi che con l’inizio dell’anno nuovo potrebbero chiudere. E, come dimostrano i fatti, per risollevare la grave situazione che si è determinata nel settore, non bastano iniziative effimere, della durata di una notte. Occorrono interventi più incisi e continuativi”.

Occorrerebbero iniziative concrete per supportare economicamente le attività in difficoltà – stigmatizza Capodanno –. Invece tutto tace. Solo per esemplificare, anche la legge regionale  n. 11 del 10 marzo 2014 per la “valorizzazione dei locali, dei negozi, delle botteghe d’arte e degli antichi mestieri a rilevanza storica e delle imprese storiche ultracentenarie”, approvata  dal Consiglio regionale della Campania, è rimasta al momento sulla carta, visto che per la sua attuazione occorrerebbe innanzitutto procedere al censimento di tutte le attività che potrebbero fruire  dei benefici previsti nella normativa varata”.

Bisogna fare presto e bene – conclude Capodanno –. Anche perché, perdurando il ritmo di chiusure di esercizi commerciali registrate negli ultimi tempi, potrebbe sempre più assottigliarsi il numero  di aziende con requisiti tali da poter attingere alle provvidenze previste. Laddove, invece, in altre Regioni italiane, come il Piemonte, la Lombardia ed il Lazio, la normativa che istituisce le botteghe storiche, in vigore da lustri, ha potuto contribuire a salvare tante attività commerciali ed artigianali, che, altrimenti, avrebbero rischiato di scomparire dal tessuto commerciale”.

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Redazione

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