Agrinsieme Campania: “Rivedere impostazione del piano di sviluppo”
A pochi giorni dal Comitato di Sorveglianza sul PSR 2014/2020 che ha coinvolto la Regione Campania e le parti sociali agricole per l’approvazione dei criteri di selezione dei progetti, ecco il commento di Agrinsieme Campania che chiede la revisione dell’impostazione complessiva del Piano di Sviluppo Rurale
“Riteniamo indispensabile rivedere l’impostazione complessiva del Piano di Sviluppo, al di là delle modifiche apportate nella seduta del Comitato, individuando quegli interventi destinati a stabilire con chiarezza una strategia complessiva di sviluppo agricolo della Campania per i prossimi anni. La proposta sui criteri di selezione dei progetti non rispecchiava le aspettative, orientate verso lo sviluppo del comparto agricolo che non può prescindere dalla maggiore competitività sia produttiva che gestionale. Ci sono diverse difficoltà e tutte evidenziate a più riprese nell’ambito della discussione. Le linee di fondo del Programma inviato a Bruxelles non sono frutto di un dialogo a monte e questo ci rammarica” fa sapere il Coordinamento di Agrinsieme Campania (Alleanza delle Cooperative Campania, settore agroalimentare, Cia Campania, Confagricoltura Campania, Copagri Campania), rappresentato da Alfonso Di Massa.
E continua: “La scelta è di non voler sostenere quelle imprese che, operando in mercati fortemente competitivi, hanno bisogno di investimenti continui e di notevole entità. Inoltre, sono assenti criteri di premialità per ciò che riguarda l’incremento occupazionale. Dall’analisi dei parametri proposti riscontriamo la volontà di non valorizzare interi comparti che, anche in questi periodi di crisi diffusa, continuano ad offrire possibilità di lavoro ed incremento del PIL agricolo campano. Tutto questo con l’effetto di favorire la maggior competitività di altre aree nazionali ed estere che potranno godere di scelte di programmazione più indirizzate allo sviluppo competitivo ed occupazionale. Se alla chiusura della programmazione 2007-2013 si prevede di dover restituire a Bruxelles alcune decine di milioni di euro, con queste premesse il rischio di restituire molti più fondi data la incapacità di partecipare a queste opportunità di imprese di maggior dimensioni e capacità di investimento è particolarmente concreto”.