La ‘Luce Antica’ della Vitagliano e lo spirituale jazz di Rossana Casale all’Auditorium D’Aponte

Ci sono testi che ci fanno riflettere in particolar modo sul significato autentico dell’esistenza, sull’irrefrenabile forza soprannaturale a cui ognuno, a seconda del proprio credo, suole dare una determinata connotazione. Ma il Lassù esiste e non deve per forza essere espresso mediante immagini e ritualità di diverso tipo. Storie di grande sofferenza dove il supporto umano depone le armi e diviene arrendevole di fronte ad un malessere interiore che non ha uguali.

la luce anticaQuesto ci è sembrato d’intravedere alla presentazione del libro ‘Luce Antica’ di Giovanna Vitagliano presso la libreria ‘Il Dono’ ad Aversa. Mimmo Rosato ce lo ha descritto da spettatore esterno, delineando il pensiero autentico dell’autrice mediante un’intervista. “Quale è stata la tematica saliente di questo libro e in che cosa ha colpito parlarne?” E’ stato un libro che ha colpito soprattutto per una nozione, la nozione di ‘anima’ che poi, immersa nel mondo, si è materializzata nelle singole persone, riconducendole al luogo da cui sono venute. Quello che è interessante è il clima di liberalità che questa visione teologica propone, la capacità di leggere le Scritture e contestualizzarle anche nel nostro tempo. Il ruolo dei laici che devono far sentire la loro voce, e soprattutto, evitare di accettare supinamente le dottrine e quindi diventare parte attiva nel discorso religioso. Dunque, una nozione di ‘anima universale’ che è un po’ alla base di tante religioni, il messaggio è quello di legarsi di più alla spiritualità, a quei comportamenti che possono testimoniare una fede e un amore nel Dio nel quale crediamo. “Potremmo quindi ricondurci all’idea che la vera religione sia l’insieme di tante religioni?” La Vitagliano nella discussione ha usato l’immagine della piramide alla cui base ci sono tante religioni che in qualche modo tendono ad un’unità superiore. E’ un discorso estremamente interessante soprattutto in questi tempi dove le estremizzazioni hanno creato una serie di crudeltà. “Dal parlare dell’autrice si può evincere qualche predilezione per un particolare tipo di religione?” L ’autrice ha dichiarato di essere stata agnostica e di aver accettato il Cristianesimo dove trova risposta a molte motivazioni. Ha inoltre asserito che il suo importante maestro è stato Padre Vincenzo Maria Romano del quale lei accetta le conclusioni a cui lui è arrivato.   “Dopo la bellissima illustrazione del libro che ci fa intendere tanto sulla spiritualità, sulla divinità, sulla capacità di saper guardare oltre, nella piena consapevolezza dei limiti umani, che cosa possiamo dedurre?” Suggerisco di leggere il libro perché è anche di piacevole lettura in quanto non è un saggio ma  immagina una vicenda nella quale invece partecipano più persone. Poi c’è un concetto importante, quello della ‘condivisione’. Ognuno di noi deve riconoscere che è parte di un tutto e che negli altri trova elementi che appartengono anche a noi. “Si può trovare negli altri un po’ di divinità?” Si può trovare in ognuno di noi. “Come la si può identificare?” La si può identificare attraverso l’amore, attraverso l’adesione alla vita, alla vita che questo amore detta.  Dopo qualche giorno l’Associazione Bianca D’Aponte, presieduta da Gaetano D’Aponte,  ha organizzato un concerto jazz insieme a Rossana Casale, anch’essa desiderosa di lanciare un messaggio spirituale mediante l’emblema di un cappello con sopra un presepio illuminato, per invocare la pace in un momento storico di grande turbamento e pericolosità. Questo l’assolo dialogale della cantante in un intramezzo musicale: “Ho capito che quest’anno era un Natale diverso perché sono successe tante cose non belle, è stato un anno molto difficile per questa terra e stiamo vivendo sicuramente un Natale particolare, un Natale di paure, di speranze, dove i nostri sogni li teniamo stretti perché abbiamo paura che ci vengano rubati, un Natale fatto di tante immagini brutte davanti ai nostri occhi, immagini che non avremmo mai voluto vedere. Ho voluto cercare di creare un nuovo tipo di concerto e, per fare questo, sono andata su Internet, e ho cercato di costruire un discorso che ci potesse portare nelle storie delle persone, parlare di fede e non fede, parlare di tutto ciò che questi giorni ci portano. E quindi ho trovato brani meravigliosi di diversi repertori che vengono raccolti nel jazz che sta diventando il mio vestito abituale.” Da un’analisi precisa delle Scritture che possano adattarsi alle problematiche dei nostri tempi, all’esigenza di creare un repertorio musicale diverso, che entri negli animi delle persone e che richiami un incessante bisogno di spiritualità, con un astratta idea del Dio Supremo che, di questi tempi, è giusto e necessario che esista, purché sia portatore di pace e non di guerra. Bene, la Vitagliano e il D’Aponte ci hanno avvicinati ad un Natale più proiettato all’etica e alla morale, più consono al bisogno d’introspezione, forse perché consapevoli che, solo mediante un iniziale risanamento personale e individuale, si può poi aiutare il mondo a redimersi. Il motto ‘Aiutati che Dio ti aiuta’ è un plausibile esempio. Buon 2016!!!

Ilaria Rita Motti

Redazione

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