Aversa. La triste storia della Principessa Matilde sepolta in San Paolo
E’ innegabile che gran parte delle storia Aversana è persa, distrutta, taciuta, sconosciuta.
Se non fosse per un ristrettissimo gruppo di persone che con curiosità spulciano tra le carte e si pongono interrogativi non perderemmo anche quel poco che ci è rimasto.
Ultimamente la mia curiosità mi era caduta su un monumento di rara bellezza che custodiamo o meglio “custodiscono” …. a mio parere “impropriamente” nel Seminario Vescovile di Aversa.
Mi riferisco alla Madonna col Bambino realizzata nel 1300 dal famosissimo e all’epoca “costosissimo” Tino da Camaino. Mi sono sempre chiesto come mai si trovasse ad Aversa una scultura del famoso Senese e chi l’avesse commissionata ovvero se fosse stata portata ad Aversa da altro luogo. Studiando o semplicemente leggendo il Tino da Camaino si evince che lo stesso ha realizzato molte Madonne con bambino ed era esperto in monumenti funerari.
Dunque il Camaino lavorava solo per nobili di alto rango e reali. Buttatomi tra le scartoffie e rintracciate poche righe che mi hanno dato il “la” … righe scritte da uno dei maggiori storici che Aversa abbia mai avuto, e mi riferisco all’Arch. Aldo Cecere, ho avuto modo di constatare che la statua era il monumento funerario di una nobile sepolta in Duomo.
La prima domanda che mi pongo è il perche la sepoltura di tale nobile non sia stata individuata e censita (o meglio cancellata e spogliata qualche secolo fa). E’ ancora nel duomo? come possiamo rendere omaggio a chi ha deciso di morire ad Aversa?
Perchè si decise di disperdere o nascondere i resti mortali della Principessa appropriandosi dell’ultima cosa preziosa che gli era rimasta? Fu il “maledetto” Buratti a cancellarla nel 700? a fare lo stesso che aveva fatto per la stele di san Giorgio e il drago?
Ma mentre oggi potrei fermarmi qui a recitare “sommarie informazioni” non posso non affermare di essere rimasto colpito dalla storia di questa donna, la Principessa Matilde di Hainaut che perse due mariti nel fiore della sua giovinezza e costretta a sposare contro il suo volere Giovanni D’Angiò che la mandò in esilio ad Aversa e si appropriò del suo principato, quello di Acaia.
Matilde, viene citata anche nel libro “le 101 donne che hanno fatto grande Napoli” Di Agnese Palumbo
Questa la storia della Principessa Matilde morta ad Aversa nel 1331 e sepolta in San Paolo .
(*) La prigionia a Castel dell’Ovo avrà consumato l’anima ed il cuore di Matilde. Per lungo tempo il suo sguardo forse volò lontano sul mare, ardendo di dolore e nostalgia.
Aveva lottato strenuamente per la difesa del suo amore, invano. Lei, oggetto, pedina di scambio nei giochi di potere. Ora che è stata liberata la luce del sole le ferisce il volto, gli occhi, dopo tanto buio. Si recherà ad Aversa, che si rivelerà un altro luogo d’isolamento dove attendere la morte.
Matilde di Hainaut nacque il 29 novembre del 1293, figlia di Fiorenzo di Hainaut, statolder di Zelanda, signore di Braine le Comte e di Hal nella città belga di Hainaut, e di Isabella di Villehardouin, principessa titolare di Acaia e di Morea, il cui principato era regnato da Filippo I d’Angiò già principe di Taranto e Imperatore di Costantinopoli.
Quando nel 1297 morì il padre, Matilde divenne signora di Braine le Comte e di Hal e nel 1311 ebbe confermati dalla madre i diritti sul principato di Acaia e di Morea.
La giovane rimase vedova due volte, prima di Guido II de La Roche, duca di Atene, e poi di Luigi di Borgogna, re titolare di Tessalonica e principe consorte di Acaia per diritto di matrimonio.
Matilde poi volle unirsi in matrimonio segreto con il cavaliere Ugo de La Palice, un’unione d’amore. Filippo I d’Angiò aveva però pensato di darla in sposa a suo fratello Giovanni, conte di Gravina e duca di Durazzo, affinché il principato di Acaia rimanesse agli Angioini. Infatti, temeva che nuove nozze potessero sottrarre al casato la sovranità sul prezioso principato. Si faceva forte della norma del regno di Napoli che gli dava diritto di veto sulle terze unioni matrimoniali.
Vano fu il rifiuto di Matilde e il suo tentativo di ricorrere all’aiuto del Pontefice fuggendo a Roma: Filippo I la fece rapire e portare a Napoli per costringerla a sposare Giovanni l’11 luglio del 1318, con dispensa papale. Lei reagì rifiutandosi di concedersi al marito per restare fedele a Ugo de La Palice, né volle cedere i suoi diritti sul principato.
Tutto invano, perchè sposando segretamente de La Palice Matilde aveva violato l’impegno preso dalla madre Isabella, secondo cui «le figlie titolari del principato di Acaia non avrebbero potuto contrarre matrimonio senza il consenso del sovrano di Napoli».
Il principato rimase a Giovanni d’Angiò per diritto di matrimonio. Matilde non avendo mai consumato le nozze venne ripudiata e rinchiusa nel Castel dell’Ovo. Morì ad Aversa nel 1331.
Dalle sue unioni non ebbe figli e quell’ultimo amore cui la donna donò tutta se stessa forse fu l’unico periodo felice della sua vita.
(*) (fonte lo speaker)
di Stefano Montone