“Il sale che non sale”, Clemente Cipresso invitato agli Swiss Startups Awards‏

Dopo mesi di inutili trattative in Italia, il progetto denominato “il sale che non sale” del dott. Clemente Cipresso, 33anni di Lusciano in provincia di Caserta, sembra ottenere i frutti sperati. Ma, come spesso accade in questi casi, fuori dai confini nazionali.

sale che non saleIl 33enne casertano infatti, è stato invitato a partecipare al concorso di idee innovative più famoso della Svizzera, lo “Swiss Startups Awards” che ogni anno si tiene a Zurigo. Un riconoscimento importante, fuori concorso e quindi ancora più rilevante, per la particolare attenzione della stampa elvetica a un progetto tutto italiano destinato a cambiare ben presto le nostre abitudini alimentari. La storia del “sale che non sale” non è solo un progetto che parte da un ricercatore campano, ne tanto meno una semplice vicenda italiana. Non è, neppure, la solita storia dei cervelli in fuga. E’ la storia di un paese che stenta a decollare, ad accorgersi prima degli altri delle proprie risorse. È il paese dei ritardi impressionanti e dei paradossi senza fine.

Nel dicembre del 2014, Clemente Cipresso, laureato in Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare mette a punto, insieme a un gruppo di italiani residenti in svizzera un composto naturale, capace di conferire agli alimenti lo stesso sapore del comune sale da cucina con una drastica riduzione del consumo di sodio. Insieme a lui, Massimo Verdicchio, tecnologo alimentare di Lecce, e Elena Viterbo, farmacista originaria di Roma. I tre mettono a punto un’idea, che gli costa lunghe giornate di lavoro in laboratorio: alcune molecole hanno la capacità di conferire un sapore “salato” ai cibi, superiore quattro volte alle comuni spezie da cucina. L’idea, sull’onda del Made in Italy e dell’imminente Expò, rientra in Italia, transitando per la Confartigianato di Ancona, il concorso di idee innovative “Alimenta 2 Talent 2014” del Comune di Milano e della Fondazione Parco Tecnologico Padano e numerosi acceleratori di imprese del centro-nord Italia, tra cui il prestigioso I3P di Torino. Ma dopo mesi di inutili trattative per la ricerca di location e partenariati proficui i tre decidono di ricominciare li dove tutto era nato: nel Canton di Berna, nella lontanissima Svizzera Tedesca. “La storia del “sale che non sale” non è la solita vicenda italiana dei cervelli in fuga. E’ la storia “dal gusto un pò amaro di cose perdute” come recita l’indimenticabile canzone di Gino Paoli. L’accordo Svizzero, dello scorso anno, ha previsto un piano triennale di studio di estratti vegetali per la realizzazione di esaltatori della sapidità impiegati in alcuni prodotti tipici della cucina elevetica. A stabilirlo era stato un accordo tra un istituto di ricerca dell’area Nord-Est del Canton di Berna e un team di investitori Svizzeri.

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Redazione

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