Ilva, D’Anna (ALA): “Stato rischia di buttare 300 milioni dalla finestra”
“Qualunque sia l’esito che otterrà questo decreto, è bene che ciascuno di noi sappia che rischiamo di buttare 300 milioni dalla finestra. Se avessimo dato questi soldi ai banchi alimentari avremmo fatto un’opera più caritatevole. Che dire? Avanti così: le demi-vierges del governo sono un giorno liberali e l’altro statalisti”. Lo ha detto, in Aula, il senatore Vincenzo D’Anna, portavoce del gruppo ALA (Alleanza Liberalpopolare Autonomie), intervenendo nella discussione generale sulla conversione in legge del decreto Ilva.
“Non esiste il denaro pubblico, ma quello dei contribuenti che non sono un’entità astratta, ma sono quelli che versano le tasse” ha spiegato D’Anna ricordando ai senatori “l’affare Montedison, quando lo Stato svendette a Raul Gardini una parte della cosiddetta ‘chimica di Stato’, per 2mila miliardi di lire, salvo poi riacquistare quelle stesse azioni al doppio del prezzo di vendita”. “Mi chiedo – ha proseguito D’Anna- tra quanto tempo verremmo a scoprire dell’ennesima operazione a perdere foraggiata dallo Stato?”.Insomma, ha ammonito il portavoce di ALA “per la tutela della salute pubblica, espropriamo un’azienda di cui si pubblicizzano le perdite come costumanza dello statalismo. Privatizzare gli utili e pubblicizzare le perdite: questo il retaggio dello statlismo. Lo Stato Pantalone mette le mani nelle tasche dei contribuenti per fare quegli investimenti che la famiglia Riva non ha voluto fare. Ma a pro di che? Per rimettere in sesto uno stabilimento che produce un acciaio che non è più competitivo?”.
“E’ vero – ha concluso – ci sono i dipendenti e le loro famiglie da salvaguardare. Ma vogliamo fare la stessa fine di Bagnoli? Se noi avessimo pre-pensionato i 5mila dipendenti delle acciaierie napoletane lasciando loro anche una buonuscita, non avremmo consumato neanche la quinta parte di quello che in 25 anni abbiamo investito in presunte o vere bonifiche fatte a Bagnoli”.