Aversa. Carcere di minima sicurezza in città, per Menditto “è fuori luogo”

In questi giorni in città si fa un gran parlare della possibilità di ospitare presso la sede dell’ex caserma dell’OPG un carcere, di minima sicurezza, visto che in città vi è il Tribunale, ebbene a tale possibilità si oppone fermamente il candidato sindaco del centro sinistra Luigi Menditto, che sull’argomento fa presente “la sua ferma e convinta contrarietà su tale possibile scenario, e promette, battaglieremo sino all’ultimo, affinchè ciò non avvenga“.

Tale contrarietà nasce dalla consapevolezza che un carcere in città per diversi aspetti sarebbe solo un danno per la città e per i cittadini, che intervenendo sul PUC, bisogna che l’amministrazione chieda che la struttura sulla quale dovrebbe sorgere il carcere, sia invece luogo affidato alla città, dove in primis bisogna aprire, congiungendo finalmente le due importanti arterie cittadine, e che il vasto spazio verde venga utilizzato in toto, spazio che deve essere utile a fornire maggiori srvizi al cittadino, che possa quindi godersi la città. Spazio che divenga, quindi parcheggio, comunale al servizio della numerosa utenza del Tribunale di Napoli Nord, che oggi soffre per l’impossibilità di parcheggiare, ricorrendo ai piccoli parcheggi sovraffolllando le strade per poter raggiungere il palazzo di Giustizia. Parcheggio che nelle ore serali e notturne divenga parcheggio per i tanti usufruitori della movida cittadina, che potrebbero parcheggiare senza creare caos e pericolo, in città portando economia. Coloro i quali insistono nel sostenere che all’interno della zona cittadina è possibile costruire un carcere al posto dell’attuale ex caserma dell’OPG, non hanno a cuore realmente le esigenze dei cittadini.

Ciò non è possibile per ragioni di fruibilità del dei servizi e degli spazi, criticità che un futuro primo cittadino non può non sapere. Di più, evidentemente molti pro carcere, ignorano che in quell’area sono contigue abitazioni civili, i cui occupanti avrebbero una vista sull’ipotetico nuovo carcere, sulle celle, sui detenuti, sentendosi inevitabilmente violati nella loro privacy. “E’ questo che vuole offrire l’Amministrazione comunale ai suoi cittadini?”. E’ quello che sostiene Menditto. “Non capisco la presunzione di chi vorrebbe decidere le cose senza alcun coinvolgimento dei cittadini e delle parti interessate. Per parlare di carcere bisogna partire da una prospettiva in primo luogo culturale. Nel nostro Paese, infatti, si confrontano due tendenze culturali: una che si può chiamare “securitaria”, per cui sicurezza equivale a più restrizione, più controllo fisico, e quindi più carcere; e una opposta, che si potrebbe chiamare “libertaria”: questa sostiene, fondatamente, che l’esperienza carceraria è criminogena e quindi dice «no al carcere» e vorrebbe abolirlo. La prospettiva securitaria conduce a restringere, impedire, non favorire, ostacolare tutti gli sforzi che si possono e si debbono fare per realizzare la finalità educativa della pena imposta dalla Costituzione, ma anche quella libertaria, che dice semplicemente che il carcere è criminogeno e quindi va abolito, non propone poi nessuna alternativa.

Redazione

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