(VIDEO) Aversa. Rosaria e il suo bambino, la storia: nomi e cognomi dei complici
Rieccoci a parlare della triste storia di Rosaria. La ragazza di 33 anni di Aversa coinvolta in una turpe storia di finta paternità e con l’ennesimo figlio della stessa affidato ai servizi sociali. Una brutta vita quella di Rosaria d’Amore, priva di amore ed istruzione, una famiglia abitante in Lusciano con tanti problemi (leggi qui).
Lei Rosaria, scarsamente istruita e di cui nutriamo seri dubbi sulla capacità di intendere e di volere, è stata costretta a prostituirsi dal suo “compagno”. Il meretricio avveniva in zona “n’goppa a ferrovia” (Piazza Mazzini) ad Aversa oppure in Via Fermi zona Cimitero. Il suo aguzzino che la picchiava e sfruttava tutti i giorni, è stato denunciato dalla stessa ed ora sta scontando una pena di quattro anni di carcere.
Rosaria ha paura di essere “vattuta”. E’ traumatizzata dalle botte che riceveva dal suo “compagno” e di quelle che “stava per ricevere dai suoi complici“, come ha detto lei stessa. Ovvero è da chiarire se si trattava di effettivi complici o di nuovi aguzzini.
Ma veniamo ai fatti. A quelli scritti negli atti della Procura di Napoli Nord e di quelli di cui vi è prova certa. Rosaria d’Amore, patisce la fame. Spesso per sfamarsi è costretta a rivolgersi agli enti umanitari. E’ parrebbe che proprio presso uno di questi enti umanitari dell’agro sarebbe stata avvicinata da una persona che l’avrebbe messa in contatto con Ciccarelli Nunziatina, classe ’58, e Petrone Anna, classe ’85, entrambe di Napoli.
Il disegno criminoso della Ciccarelli e della Petrone era quella di promettere un compenso economico di 5.000 euro a Rosaria al fine di farle dichiarare che un cittadino marocchino. classe ’82, tale Lhousni Mouhsine abitante in Casoria, fosse il padre del bambino da garantirgli anche la cittadinanza Italiana. Veniva dunque commesso il reato di alterazione dello stato civile del minore. Il marocchino risultava tra l’altro già destinatario di provvedimento di respingimento del Questore di Napoli del 16.4.2015.
L’atto di Nascita veniva iscritto presso lo Stato Civile del Comune di Lusciano. Qualcosa poi è andato storto ed è intervenuta la Polizia del Commissariato di Aversa che sta coordinando le indagini del caso. Indagini dirette dalla PM dott.ssa Diana Russo della Procura di Napoli Nord.
E dunque, tutti gli artefici del turpe progetto, fortunatamente, andato a mal, sono sotto inchiesta e hanno ricevuto un avviso di garanzia per reati gravissimi.
Il PM gli ha contestato i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’alterazione dello stato civile del bambino. Reati gravi che prevedono pene fino a quindici anni di carcere. Il tutto con l’aggravante del reato associativo per avere commesso il fatto in più di due persone.
Stefano Montone