Una organizzazione criminale con lo scopo di procacciare false paternità

di Stefano Montone

 “Quando una persona ha fame vende quello che ha…. e quando ha finito quello che ha, vende quello che è”.

Una frase di un discorso di don Maurizio Patriciello che mi è rimasta impressa, anzi, che spiega, che chiarisce tutto quello che da qui a poco andremo ad esplicare. Ed è proprio quando i corpi perdono l’alito vitale che diventano carne da macello, brandelli di frattaglie in pasto a lupi, iene e sciacalli. Può sembrare strano ma la vita per qualcuno può trasformarsi in una “macelleria” di corpi e di anima.

Un posto dove oltre ai corpi si possono acquistare le anime, la dignità, l’essere umano.

Ed è nei posto dove si annidano i dimenticati, i dannati,  gli invisibili. Un panorama alla Matilde Serao. Un panorama che sembra tratto dal “ventre di Napoli“. Un panorama che esiste e che prolifica nelle nostre città, nelle periferie ma anche nei centri.

Basta andare nelle stazioni, sotto ai porticati, nelle mense degli organi caritatevoli, insomma nei posti dove i poveri disperati si radunano. E tra essi gente che ha perso tutto e pronta a vendersi tutto per un tozzo di pane.

Ed è proprio qui che gli avvoltoi volteggiano sulle carcasse umane. Una organizzazione criminale dedita a reclutare gente che non ha nulla da perdere. Procacciatori di donne incinte pronte a dichiarare un padre diverso da quello naturale per fare in modo che cittadini extracomunitari possano beneficiare del permesso di soggiorno. E’ chiaro che la rete di connivenze è molto grande e si dirama come una ragnatela a tutti i livelli. Infiltrati nelle mense, negli ospedali, nei dormitori…. e magari perchè no, qualche lupo travestito da agnello, con fuori gli abiti del benefattore e dentro il marcio dell’aguzzino.

E qui  le domande che ci poniamo sono tante, appaiono subito dei “bag” nel sistema. La normativa Italiana da la possibilità ad una donna di andare a partorire in ospedale e di dichiarare chiunque come padre del bambino. Insomma, il caso estremo (come in realtà accaduto) permette ad una donna di andare a partorire e di dichiarate come padre un uomo diverso dal marito senza che questo venga minimamente interpellato. E d è possibile che alla trascrizione di un atto di nascita “strano”, nessuno si insospettisca?

Ne è esempio lampante l’amaro caso di Aversa, dove  Rosaria d’Amore di 33 anni  di Aversa, pure essendo coniugata è stata libera di recarsi al Loreto Mare di Napoli e dichiarare come padre del bambino un perfetto sconosciuto.  La ragazza, Rosaria,  ex prostituta e con evidenti e chiari problemi di disadattamento è attualmente sotto inchiesta con l’accusa di alterazione dello stato di nascita per aver dichiarato una falsa paternità. Ovvero di esserne stata indotta da terzi con violenza artifizzi e raggiri.

Ma tutto ciò non deve essere sfuggito agli inquirenti  della Procura della Repubblica presso Tribunale di Napoli Nord e al personale del Commisariato di PS di Aversa a seguito del caso di Rosaria, portato alla ribalta delle cronache dal nostro giornale in modo quasi casuale.   Sicuramente si saranno posti gli stessi nostri interrogativi. Sicuramente si saranno chiesti come sono arrivate ad Aversa le due “procacciatrici” di donne incinte provenienti da Napoli. Quali siano stati i contatti. Esistono dei falsi poveri infiltrati nel mondo dei disperati? e se si a che livelli sono infiltrati? in che zone operano? in quanti sono?

Tutto ciò potrebbe sicuramente annunciare una indagine capillare e assai complessa che mirerebbe a scoprire, a rivelare un vastissimo traffico di bambini e di false genitorialità…… e chissà quale altra nefandezza. Appare evidente che saranno passati al setaccio tutti quegli atti di nascita che vedranno quali genitori cittadini extracomunitari che hanno beneficiato di permessi di soggiorno a seguito di paternità avute con donne Italiane o europee.

 Altro che utero in affitto, altro che maternità surrogate, il gioco potrebbe essere più grande di quello che sembra. Non elementi isolati ma una vasta e complessa rete di  “procacciatori di affari” senza scrupoli e soprattutto gestiti e coordinati dalla criminalità organizzata con la finalità principale di fornire ad immigrati irregolari una sorta di copertura per garantirsi la permanenza in Italia. Tra l’altro il permesso di soggiorno Italiano permette di muoversi liberalmente in Europa. ma le domande sono ancora altre e si moltiplicano come aridi pensieri. Nel caso di Rosaria, come ha fatto un immigrato clandestino a disporre della non cospicua somma di 5000,00 euro? come se li è procurati? Insomma pare che il caso di Rosaria sia in effetti molto piccolo, la punta dell’iceberg. dietro si potrebbe nascondere una attività criminale vasta e ramificata, estesa non solo a Napoli, non solo in Italia ma in tutta l’Europa.

Redazione

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