(VIDEO) Evasione Fisco, sequestro beni: anche la barca del Duce

Vi è anche la “Fiamma Nera”, l’imbarcazione appartenuta a Benito MUSSOLINI, tra i beni sequestrati ad un imprenditore, su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma.
Applicando la normativa prevista dal c.d. “Codice Antimafia”, l’Autorità Giudiziaria ha disposto, nei confronti di 3 persone e 10 società, il sequestro di 75 immobili e 32 terreni, per un valore stimato in circa 28 milioni di euro, tra cui alcuni vani di un castello, locali del “Palazzo Noccioli” a Fiumicino, diverse tenute, appartamenti, uffici e negozi ubicati a Roma, di quote societarie e disponibilità bancarie e finanziarie, oltre a due autovetture di lusso e due imbarcazioni, fra cui la “KONIGIN II”, di mussoliniana memoria e di rilevante interesse storico.

La storia di quest’ultima è particolarmente travagliata: dopo essere stata acquistata nel 1935 dal gerarca fascista Alessandro PARISI NOBILE, le venne imposto il nome di “Fiamma Nera” per esserne quindi oggetto di dono al duce. Nel 1943, alla vigilia della caduta del regime fascista, la barca fu affondata dal proprio armatore per impedire che cadesse in mano ai tedeschi e, caduto il regime, recuperata e restaurata ad opera del conte SERENI e rinominata “Serenella”. Dopo una serie di passaggi di proprietà e vari cambi di denominazione, fu acquistata da una delle società sottoposte a sequestro, le cui quote, inizialmente intestate al figlio dell’imprenditore destinatario del provvedimento di sequestro, sono state successivamente trasferite ad uno dei “prestanome”, pluripregiudicato e nullatenente. Alcuni degli immobili colpiti dal provvedimento erano stati concessi in locazione alla cooperativa “Domus Caritatis”, legalmente rappresentata da Tiziano ZUCCOLO, nonché al consorzio di cooperative sociali “Eriches 29” di Salvatore BUZZI, tra i principali indagati nella nota inchiesta “Mafia Capitale”.

Dagli accertamenti economico-patrimoniali delle Fiamme Gialle della Compagnia di Fiumicino, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, era emersa, oltre alla sua pericolosità sociale, la grande sproporzione tra i redditi dichiarati e l’elevato tenore di vita, probabilmente frutto di una carriera criminale, costellata da vicende di evasione fiscale e di fallimenti pilotati.

Redazione

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