Camorra. Casi Graziano e Di Muro, D’Anna: “Politici condannati a morte sociale”

Continua la gogna mediatica per Stefano Graziano, consigliere regionale del Pd, e per Biagio Di Muro, ex sindaco di centrosinistra di Santa Maria Capua Vetere (Ce). Il tutto mentre i rappresentanti Dem della provincia di Caserta e della Regione Campania, soggiacciono attoniti al massacro di due uomini politici messi letteralmente al bando senza che si rilevi, a tutt’oggi, alcun elemento nei loro confronti che possa destare simile scandalo”. Lo dice, in una nota, il senatore del gruppo ALA (Alleanza LiberalPopolare-Autonomie) Vincenzo D’Anna, che poi così prosegue: “a quanto pare, essere depositari del consenso elettorale da parte di imprenditori che risultano incensurati e muniti di certificato antimafia, risulta essere motivo di condanna da parte di certa stampa e di censura da parte di taluni pubblici ministeri”.

Viene da chiedersi, prosegue D’Anna: “come mai se era risultato colluso con la malavita organizzata, l’imprenditore in questione fosse allora in possesso del certificato antimafia e non si trovasse, invece, nelle patrie galere e quindi privato della possibilità di partecipare, da libero cittadino, alla competizione elettorale. E, ancora, v’è da chiedersi perché un’indagine che ha acquisito già un anno fa le cosiddette ‘prove’ dedotte dalle solite intercettazioni, dia luogo, poi, a tardivi provvedimenti nell’imminenza della campagna elettorale”.

Ma si giunge al colmo – aggiunge il senatore di ALA – allorquando si apprende che Graziano abbia addirittura brindato, dopo la vittoria elettorale, con l’imprenditore ‘colluso’ insieme ad altre centinaia di persone, invece di ritirarsi in un eremo a meditare. Così come appare paradossale speculare sull’interessamento di Graziano presso il Sottosegretario Bubbico, per dare corso ad un finanziamento ritenuto dagli stessi inquirenti lecito e dovuto”.

Vi sono due modi per condannare un uomo alla morte sociale a mezzo di pubblico disdoro: quello di inquisirlo per simili fattispecie di reato e quello di tacere con somma ipocrisia su tali circostanze come pare abbia scelto buona parte del ceto politico Campania. Noi non siamo tra questi” conclude.

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Redazione

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