La Storia di Aversa. Personaggi aversani: ”Hai fatto ‘a fine ‘e Fetacchiello”‏

Le espressioni popolari, non nascono mai dal nulla, hanno sempre un fondamento. Ad Aversa, quando qualcuno cade in disgrazia o un suo progetto va male, o è colpito dalla malasorte, si usa dire: ”Ha fatto ‘a fine ‘e Fetacchiello!”, a ricordo di un episodio accaduto quasi un secolo fa, un detto che è ancora comune e che a distanza di decenni non ha perso la sua validità.

Ma chi era Fettacchiello? Il personaggio in questione si chiamava Peppe, non si conoscono i suoi dati anagrafici, nemmeno il cognome, sappiamo, però, che non se la cavava proprio bene. Passava le sue giornate per strada, era uno di quei ”mariuncielli” che campavano di imbrogli e piccoli furti, ma Peppe era specializzato in un settore particolare, difatti, era un artista nell’alleggerire le tombe e i morti dei loro averi. Si dice che, una volta, avendo saputo della morte di un ricco signore, forse un conte, che era stato messo nella bara insieme al suo inseparabile anello di brillanti, si recò subito al Camposanto.

Dopo aver scavalcato il muro di cinta del cimitero, andò verso la cappella gentilizia del nobile signore e, non potendo entrare dal portoncino, pensò di salire con una scala sul tetto per calarsi poi, con una fune da uno dei lucernari laterali. L’ansia di mettere le mani sull’anello per impossessarsene e le tenebre della notte, non lo aiutarono di certo! Sta di fatto, che le tegole del tetto cedettero sotto il suo peso e, il ”povero” Peppe , sprofondò all’interno della cappella. Quando al mattino i familiari del ricco defunto aprirono la cappella per tumulare il loro caro, vi trovarono Peppe col cranio fracassato per l’impatto della caduta: triste fine di un mariuolo. Dato l’allarme, sul posto giunsero i carabinieri. I molti cuoriosi riconobbero subito il malcapitato, il quale non lasciò mai più il cimitero.

La  notizia si diffuse tra lo stupore della gente, tutti convenivano su una cosa: Peppe era morto da fesso, che aveva fatto la fine di una piccola ”fetecchia” e che quindi andava declassato, così il nomignolo divenne ”fetacchiello”, un appellativo che avrebbe fatto storia giungendo fino a noi.

(Tratto da ”Tipi di un tempo che fu” di Antonio Marino- ritratto di Carlo Capone)

Luigi Cipullo

Redazione

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