Salerno. Mazzette operazioni, coinvolti 4 medici

Il 5 aprile 2016, a Salemo, Avellino e Pisa, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Salemo hanno eseguito una misura cautelare pelsonale, emessa dal GIP presso il Tribunale di Salemo nei confronti di 4 indagati (3 agli arresti domiciliari e 1 sospensione dall’esercizio di pubblico servizio), ritenuti responsabili dei reati di concussione (3 persone), omessa denuncia e abuso di ufficio (1 persona).

Le indagini che hanno poltato all’emissione del provvedimento cautelate sono state avviate a seguito di elementi informativi acquisiti che indicavano come prassi diffusa nel repalto di neurochirurgia dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno il fatto che alcuni medici effettuassero interventi chirurgici in apparente regime di “intramoenia”, Incorrendo però solo formalmente alla normale procedura di prenotazione e pianificazione dell’intervento chirurgico, modificando invece le liste di attesa per gli interventi e costringendo i pazienti a versare loro un cospicuo corrispettivo in denaro, che veniva trattenuto senza versamenti nelle casse dell’Azienda Ospedaliera. Le investigazioni (iniziate nell’aprile del 2015) hanno consentito di delineare un “sistema concussivo” posto in essere da personale sanitario del locale reparto di neurochirurgia e dei ‘Fukushima Brain Institute”, clinica privata di San Rossore (PI). Nel corso delle indagini è stato iniàtti accertato che il primario di neurochirurgia del citato ospedale di Salemo utilizzava il reparto da lui diretto per eseguire interventi chimrgici dissimulati come prestazioni “intramoenia”, utilizzando l’ospedale come clinica privata, regolando le prestazioni sanitarie in favore dei pazienti al di lilori delle regolari liste d’attesa e percependo indebiti compensi non dichiarati, spesso oggetto di contrattazione con Io stesso paziente (in alcuni casi, a malati meno abbienti veniva praticato uno “sconto” rispetto alla richiesta iniziale). Le prestazioni oggetto di indagine riguardano esclusivamente pazienti in condizioni di salute particolarmente gravi, spesso con una breve aspettativa di vita, i quali, posti di fronte all’altemativa di dover pagare per essere immediatamente operati da medici di grande esperienza o lo scorrimento della lista di attesa per essere operati da uno qualsiasi dei chirurghi del reparto, hanno adelito all ‘invito di pagare.

Il sistema concussivo faceva riferimento al dott. Luciano BRIGANTE (50enne, di Avellino), primario del reparto di neurochilurgia dell’ospedale civile “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salemo, il quale, in diverse occasioni, approfittando delle gravi condizioni di salute dei pazienti (tra le patologie principali, neurinoma dell ‘acustico, metastasi cerebrale, problemi spinali, meningioma, neoplasia cerebrale), prospettava ai malati che riceveva per un consulto ovvero a quelli già in cura la necessità di effettuare con urgenza delicati interventi chirurgici, per evitare pericolosi aggravamenti delle patologie. Una volta ottenuto il consenso alla prestazione sanitaria, il primario rapplesentava la possibilità di eseguite l’operazione presso il dipartimento da lui diretto, rassicurando che avrebbe curato di persona l’operazione e garantendo il superamento delle regolali liste d’attesa del CUP, costringendo il malato o i suoi familiari a versare preventivamente un corrispettivo in danaro, stabilito volta per volta a seconda della complessità dell’intervento e della gmvità della patologia. In tutti i 9 casi documentati è stato riscontrato che i costi di ricovero e degenza erano comunque imputati al selvizio sanitario nazionale, che gli interventi chirurgici venivano effettuati durante le ore di servizio ordinario presso il nosocomio, diversamente da quanto previsto dalla legge, e che il comispettivo in denaro richiesto (da un minimo di 1500 a un massimo di 60000 euro), mai dichiarato percepito dai medici indagati, veniva interamente trattenuto dagli stessi, senza versare la percentuale dal tariffalio autorizzato.

Solo in due casi, i pazienti — non per un mvvedimento del primario, bensì per un intervento esterno di premuta presso Io stesso professionista da parte di altri colleghi non hanno versato alcun compenso al professionista, beneficiando della copeltura del servizio sanitario nazionale, avendone titolo.

Nel corso delle indagini il FUKUSHIMA emerge quàle co-esecutore con il BRIGANTEdi interventi chirurgici; vengono inoltre alla luce i rapporti tra lo stesso BRIGANTE e il LIBERTI che si adoperava per in contatto i pazienti con il citato primario. Con una serie di contatti abituali, i tre riuscivano a molti pazienti presso il reparto di neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Salemo dove li sottoponevano ad interventi chirurgici – facendosi prwiamente consegnare indebitamente lilevanti somme di denaro. Più in particolare, il LIBERTI, utilizmva la sua posizione di preminenza (neurochirurgo di fama dell ‘Università di Pisa e “allievo ” del FUKUSHIMA) per esercitare una pressione sui pazienti, alludendo, talvolta in maniera implicita, altre volte in modo più esplicito, alla possibilità dell’aumento del “rischio operazione” qualora gli stessi non fossero stati sottoposti a tempestivi e professionali interventi chirurgici, inducendoli così a con•ispondere rilevanti somme di denaro. Il BRIGANTE, poi, abusando dei poteri derivanti dal ruolo di primario della neurochirurgia di un ente ospedaliero – ufficio che gli consentiva di predisporre e di modificare la “lista di attesa’ ed anche i turni dei medici — predisponeva il ricovero di detti pazienti (avvalendosi del personale infermieristico e della coordinatrice IANNICELLI), garantendo la degenza nel reparto e organizzando l’esecuzione degli interventi chimrgici, che venivano eseguiti dal team FUKUSHIMA, LIBERTI, BRIGANTE.

L’intervento programmato è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione di IANNICELLI Annarita (48enne, di Salerno, caposala del reparto di neurochirurgia del citato nosocomio yalernitano), che ha curato la disponibilità della sala operatoria per il glorno concordato e la priorità dei casi lispetto alle ordinarie liste d’attesa, facendo in modo con mirati aftifizi vnancate cancellazioni di pazienti già operati) e arbitrarie inversioni di nominativi già inseriti nel CUP che i tempi di attesa per i ordinari” (ovvero coloro che non potevano corrispondere le somme richieste dal primario e dagli altri professionisti) fossero sempre particolarmente significativi.

A fronte del pagamento richiesto per gli interventi chirurgici, il LIBERTI faceva pervenire ai pazienti una ricevuta (formalmente emessa dal FUKUSHIMA BRAIN INSTITUTE con sede in Pisa) con la causale “consulenza neurochirurgica”, espediente per giustificare la dazione illecita (al di fuori del regime intramoenia); le “peculiarità ” delle richieste erano funzionali ad indun•e i pazienti affetti da gravissime malattie oncologiche ad accettare onerose cure, benché avessero difitto ad ottenerle nell’ambito del servizio sanitario pubblico. In un’occasione, dopo alcuni giomi dall’intervento e a causa del decesso del paziente, il danaro richiesto per l’operuione veniva restituito alla famiglia del defunto.

Dalle indagini sono inoltri emersi indizi di responsabilità a carico di SAPONIERO Renato (59enne, direttore del Dipartimento di neuroscienze e patologie cranio-facciali dell’Azienda ospedaliera di Salerno) per il reato di abuso di ufficio, per non aver controllato la regolare gestione delle liste di attesa e degli interventi chirurgici, pur essendo a conoscenza delle modalità illecite con cui agivano gli altri indagati all’intemo o in relazione alla struttura sanitaria dallo stesso diretta. Lo stesso direttore di Dipartimento, a fronte di significative doglianze interne di cui era a conoscenza, non ha promosso alcun tipo di accertamento e non ha assunto provvedimenti disciplinari di competenza (avrebbe dovuto, alternativamente: entro 5 giorni trasmettere una relazione all’ufficio di disciplina dell’ASL, oppure entro IO giorni formulare la contestazione dell’addebito in via amministrativa), allo scopo consapevole di tutelare il BRIGANTE dato il rapporto di conoscenza decennale. Per tale motivo, al SAPONIERO è stata applicata la misura cautelare della sospensione dall’esercizio del pubblico servizio di capo del citato Dipaflimento, per la durata di 9 mesi.

Nei confronti del FUKUSHIMA (che permane indagato per il reato di concussione), come chiarito nell’ordinanza del GIP, non è stata emessa misura cautelare perché, pur in presenza di un grave quadro indiziario, lo stesso risulta residente negli Stati Uniti e non ha in Italia una stabile dimora; pertanto, in ragione dell’applicazione della misura cautelare nei confronti dei medici presso i quali si appoggiava il FUKUSHIMA, lo stesso si trova nell ‘impossibilità oggettiva di pnseguire nelle condotte illecite verificate a suo carico, facendo così venir meno i IDRsupposti per la del reato di concussione contestatogli.

Redazione

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