Comunali Aversa. Andreozzi: “La politica ha bisogno di concretezza”

“Nel corso di questi anni di attivismo politico ho spesso osservato un modo di fare, ma soprattutto di concepire la politica, come un qualcosa di cui si è padroni senza diritto, come se per raggiungere interessi personali si potesse rimandare a domani quello che si poteva fare oggi. Affermo con convinzione che tale modus operandi non mi è mai appartenuto, vuoi per la giovane età o vuoi perché ho sempre cercato di badare più alla sostanza che alla forma in tutto quello che faccio, nella vita personale e in politica”. Lo dice in una nota di Antonio Andreozzi, segretario dei Giovani Democratici di Aversa, candidato alla carica di consigliere comunale alle prossime amministrative del 5 giugno nella lista del Partito Democratico.
Credo fermamente, continua l’esponente dem, che essa rappresenti ancora oggi uno strumento fondamentale per cambiare lo status quo delle cose e rendere più vivibili le realtà in cui viviamo ma è evidente che determinati schemi sono superati e tutti gli attori politici, gli stessi cittadini in primis, devono mettersi in testa tale concetto e partecipare più attivamente ai luoghi dove si prendono le decisioni, essere protagonisti”.
“La politica si fa per atti, ed è attraverso di essi che in questi anni col gruppo dei giovani democratici e dell’unico consigliere di opposizione del partito Villano siamo stati presenti su tanti temi e problematiche della città, molte delle quali riprese nel mio programma elettorale. Partendo dalle battaglie per una biblioteca comunale accessibile anche ai disabili ed “agibile”, passando per le questioni della cosiddetta “movida” di via del Seggio, le pedalate per richiedere una città con più green e più piste ciclabili, l’emendamento approvato in bilancio sulla casa dell’acqua poi mai realizzata, sono soltanto alcune delle questioni affrontate con mozioni e interrogazioni attraverso il nostro ex consigliere, ora candidato a sindaco, che mi piace definire il “link”, la voce tramite la quale è stato possibile portare avanti le istanze nostre e, soprattutto, dei cittadini”.
In definitiva penso fermamente, conclude Andreozzi, che l’errore cognitivo più grande che nella storia recente ha accompagnato la politica sia stato quello di concepirla come professione più che una passione, forse perché farla per passione alle volte fa paura, significa avere mani libere, sempre, ma soprattutto significa che bisogna crearsi una propria autonomia che non incanali il fare politica ad una sorta di “dipendenza”: l’unica dipendenza deve essere il bene comune e sarà questo il nostro unico obiettivo una volta vinte le elezioni”.

Redazione

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