Comunali. Capodanno: “Sto rischiando la candidatura per un certificato respinto”

Un dilemma di non poco conto  sta vivacizzando in  questi  giorni una campagna elettorale che paradossalmente, nel capoluogo partenopeo, rischia di vedere, tra Comune e Municipalità, più candidati in campo che elettori effettivamente votanti alle prossime amministrative, anche alla luce dell’elevato tasso di assenteismo che ha caratterizzato le ultime tornate elettorali. Sono validi o no i certificati d’iscrizione nelle liste elettorali con in calce la dizione prevista dall’art. 15 della legge 183/2011, vale a dire che: “Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi””. A porre il problema è Gennaro Capodanno , presidente del Comitato Valori collinari, candidato in pectore alle prossime elezioni amministrative nel capoluogo partenopeo, candidatura al momento ferma al palo per la mancanza presentazione di tale certificato, che venga ritenuto valido a tutti gli effetti.

Capodanno racconta dunque la sua odissea, iniziata nel momento nel quale ha accettato la richiesta di candidarsi al consiglio comunale, ponendo peraltro in pratica il diritto, sancito per tutti i cittadini dall’art. 51 della Carta Costituzionale, di poter accedere alle cariche elettive.

Il 27 aprile scorso mi sono recato presso la sede della municipalità del Vomero, in via Morghen, per richiedere il certificato d’iscrizione nelle liste elettorali da allegare alla dichiarazione di accettazione della candidatura, così come richiestomi. E qui il primo intralcio. Su sette postazione presenti nell’ampio salone al primo piano, solo una era destinata al rilascio dei certificati anagrafici e, per giunta, con la stampante non funzionante. Ho dovuto rinunciare. Sono tornato il giorno successivo, negli stessi uffici – prosegue Capodanno – venendo finalmente  in possesso dell’agognato certificato, rilasciato, si legge in calce, invece che per “uso candidatura”, per “uso candidati” e già questa dizione la dice lunga sulla conoscenza della lingua di Dante da parte di chi ha compilato il software”.

Ma il problema non era solo questo. Infatti sullo stesso certificato compariva anche la succitata dizione introdotta dalla legge 183/201, concernente le norme in materia di certificati e dichiarazioni sostitutive, vale a dire che il certificato non poteva essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi, benché le certificazioni in materia elettorale notoriamente  appartengano a una sfera a parte nell’ambito delle certificazioni rilasciate dalla pubblica amministrazione”.

Difatti – puntualizza Capodanno –  l’iscrizione nelle liste elettorali non figura tra gli “stati, qualità personali e fatti” elencati nell’art. 46 della stessa legge come autocertificabili, laddove peraltro le liste elettorali non rientrino tra gli “albi, registri o elenchi tenuti da pubbliche amministrazioni”. Di conseguenza la suddetta dizione non va apposta in calce al certificato, perché l’aggiunta di essa  rischia di perdere la sua efficacia per le finalità per le quali viene nell’occasione richiesto”.

Ho saputo peraltro – aggiunge Capodanno – che questo problema ha riguardato numerosi candidati, visto che il software utilizzato in tutte le sedi per i servizi demografici del Comune di Napoli è ovviamente lo stesso. E’ grave che non si sia provveduto per tempo a impartire a tutti gli uffici demografici del Comune di Napoli le istruzioni del caso per evitare che queste situazioni si verificassero, rilasciando così certificati con una dizione che potrebbe invalidarli”.

Capodanno chiede che sulla vicenda vengano aperte le opportune quanto necessarie indagini per fare piena luce, anche accertando eventuali responsabilità, riservandosi, dopo aver interpellato un legale di fiducia, tutte le azioni del caso.

Redazione

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