Costringeva la figlia minorenne a prostituirsi, catturata madre sfruttatrice

Gli uomini della Sezione “Reati contro la persona” della Squadra Mobile di Perugia hanno messo fine ad una triste storia familiare dando esecuzione ad un provvedimento di cattura definitivo emesso, all’esito di una articolata attività d’indagine, a carico di una madre perugina responsabile di gravissimi fatti ai danni della propria figlia e di un’altra minore.

Nel settembre del 2009, tramite alcuni esposti, si apprendeva di un viavai sospetto di minori all’interno di un appartamento di Castiglione del Lago (Pg), ove risiedeva una coppia di disoccupati perugini con la propria figlia minore: insieme agli stessi vivevano anche la sorella e la madre dell’uomo. Gli esposti pervenuti in Questura facevano pensare inizialmente ad un possibile luogo di spaccio di sostanze stupefacenti, verosimilmente hashish, ceduto o venduto e consumato sul terrazzo dell’abitazione segnalata da giovani frequentatori della coppia e della loro famiglia. Dai primi servizi di appostamento e di osservazione effettuati dagli investigatori della Mobile, però, è immediatamente risultato chiaro che in quella casa si verificasse qualcosa di diverso e ben più grave. Gli agenti, infatti, avendo trovato il modo non solo di osservare gli avventori del posto ma anche di sorvegliare i luoghi, hanno potuto constatare  che all’interno della casa, in realtà, si svolgevano delle vere e proprie sessioni di prestazioni sessuali tra giovani ospiti, minorenni, e due ragazze di circa 11 anni, la figlia dei padroni di casa ed una sua amica, sotto gli occhi della donna e secondo le sue istruzioni.La successiva attività d’indagine, svolta attraverso strumenti tecnici e attraverso l’escussione di tutti i minori interessati, consentiva di ricostruire puntualmente la l’attività posta in essere da F.G., perugina allora appena quarantenne: questa soleva portare la figlia in una pista di pattinaggio e lì, con una scusa, adescava i suoi clienti, invitati poi a consumare rapporti sessuali con la figlia e con un’amica. In una occasione, come uno dei giovani clienti racconterà agli agenti, l’adescamento è avvenuto con il pretesto di insegnare alla figlia a pattinare, facendogli poi credere che la piccola si fosse innamorata perdutamente di lui e che volesse a tutti i costi baciarlo.

Dai baci, in breve, la donna era arrivata a costringere la figlia a rapporti sessuali completi con il giovane ed i suoi amici, e con lei un’altra piccola coetanea, conosciuta ed “arruolata” sempre con le stesse modalità. Per pomeriggi interi, tre giovani avevano preso a frequentare l’abitazione della signora F.G., dove ognuno di essi poteva fruire delle prestazioni sessuali delle due bambine che manifestavano, vanamente, la loro disapprovazione. Alla prima occasione utile gli agenti della Mobile, effettuavano un blitz nell’appartamento, bloccando la donna e mettendo fine a tali pratiche proprio nel momento in cui le stesse venivano poste in essere.

La donna veniva tratta in arresto in flagranza per il reato di violenza sessuale aggravata e le due piccole vittime messe al sicuro. Dopo l’arresto, la madre-padrona restava in custodia cautelare, prima in carcere e successivamente ai domiciliari, per circa 11 mesi in attesa della definizione del processo che si concludeva, lo scorso 20 maggio, con un provvedimento di esecuzione della carcerazione definitivo, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Perugia, con il quale veniva condannata a 4 mesi ed 8 mesi di reclusione in quanto colpevole del reato di cui all’art. 609 quater comma 1° c.p. . Inoltre, la donna è stata colpita da diverse sanzioni accessorie quali: l’interdizione dai pubblici uffici per anni 5, l’interdizione perpetua dagli uffici di curatore e tutore, l’interdizione perpetua da incarichi, uffici, servizi in scuole ed istituti pubblici, la perdita della patria potestà, del diritto agli alimenti e l’esclusione dalla successione della persona offesa.  Nel pomeriggio di ieri, gli uomini della Terza Sezione della Squadra Mobile hanno raggiunto la mamma presso il proprio domicilio e, dopo la notificazione del pesante provvedimento emesso a suo carico, ormai divenuto definitivo ed esecutivo, l’hanno accompagnata a Capanne.

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Redazione

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