(FOTO) Caserta. Pubblico impiego, alte adesioni allo sciopero in piazza‏

Ieri maxi sciopero e sit in per protestare contro i disagi nel Pubblico impiego, alte adesioni allo sciopero nelle piazze. Uffici e scuole chiusi, punte di partecipazione del 90 per cento, migliaia in lavoratori in piazza a Roma, Napoli, Caserta, Perugia e Trieste per lo sciopero dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil. Migliaia di lavoratori in piazza.

È stato un successo lo sciopero dei dipendenti pubblici che ieri ha riguardato Lazio, Campania, Umbria e Friuli Venezia Giulia. Continua così la mobilitazione territoriale dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi pubblici che chiedono il loro #ContrattoSubito, a sette anni dalla scadenza naturale. Una mobilitazione che lega idealmente tutta la penisola. Ieri l’Emilia Romagna, con la grande manifestazione di Bologna, oggi, appunto,le manifestazioni a Roma, Napoli, Perugia e Trieste. Domani toccherà a Liguria e Veneto.

Una “tre giorni” di scioperi e iniziative con un obiettivo preciso: ottenere il “sacrosanto” diritto al rinnovo, negato per legge dal 2010. Ma il rinnovo, dicono i sindacati, dovrà essere però per tutti. Precisazione d’obbligo, questa, dopo le indiscrezioni, confermate dalla stessa ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia, di ipotesi allo studio da parte del governo di un rinnovo dei contratti solo per alcune categorie di lavoratori – in ragione del reddito – e non per tutti.Partita ai primi di aprile con lo sciopero della Lombardia, la mobilitazione, cresciuta con centinaia di assemblee in tutti i luoghi di lavoro, ha attraverso tutto il Paese, regione per regione, con scioperi e manifestazioni che hanno portato in piazza migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori dei servizi di pubblica utilità. Ci sono i lavoratori della polizia provinciale, le educatrici degli asili nido, gli addetti della sanità pubblica e privata, del terzo settore, quelli del Corpo Forestale dello Stato, i precari dei centri per l’impiego, i lavoratori di ministeri, agenzie fiscali, ex comunità montane e tante altre categorie di quel grande universo che racchiude il lavoro dei servizi pubblici.

In centinaia – oltre ai lavoratori anche rappresentanti degli studenti, comitati dei genitori e dei cittadini in difesa del Corpo Forestale – hanno sfilato da piazza Italia a piazza della Repubblica dove dal palco si sono alternate le voci delle tante realtà coinvolte dallo sciopero, tutte unite da una richiesta precisa: ottenere il proprio contratto, senza distinzioni, difendendo il grande patrimonio che i servizi pubblici rappresentano in Italia.

Un segnale forte e chiaro, di cui la politica deve assolutamente tenere conto, sia a livello nazionale che qui in Regione” commenta la segretaria della Fp Cgil, chiedendo a giunta regionale e Anci “segnali concreti per sbloccare la trattativa sul comparto unico, perché gli incrementi salariali devono tenere conto di sette anni di blocco e un adeguamento fermo all’1,2 per cento non è accettabile“. Tornando allo sciopero, i dati sulle adesioni vedono percentuali molto alte un pò ovunque, a partire dai piccoli Comuni, con medie di adesione che si aggirano attorno al 90 per cento.

Attività paralizzata anche per il Comune di Udine, ma anche in altri enti di medio-grandi dimensioni come Ronchi, e astensioni stimate tra il 60 e il 70 per cento in Regione e nel Comune di Trieste. Tante braccia incrociate anche in sanità (semichiuso il laboratorio prelievi all’ospedale di  Pordenone) e in uffici a elevata incidenza di precettazione, come il tribunale di Trieste. Più bassa, ma in ogni caso significativa, la partecipazione tra i soci lavoratori delle cooperative impegnate negli appalti pubblici, dove nonostante le pressioni delle aziende sono stati molti addetti gli addetti a scioperare.

Anni di blocco, sia per quanto riguarda i rinnovi contrattuali che il turn over, hanno determinato riflessi non solo sui lavoratori stessi, ma anche, e soprattutto, sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini”, spiega il segretario generale della Funzione pubblica Cgil, che tira così le fila di questa intensa mobilitazione condotta con Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl.  Al momento, con le risorse messe in campo, pari a 300 milioni (comprese le forze dell’ordine), e con le intenzioni del governo di destinarle solo a chi è al di sotto di una certa fascia di reddito, i rinnovi rischiano di toccare solo una piccola percentuale degli oltre tre milioni di lavoratori pubblici.

Per dare l’avvio alle trattative, finita la mobilitazione “a scacchiera”, l’impegno dei sindacati non si ferma: “Con maggiore forza continueremo a rivendicare l’avvio del confronto per i rinnovi. Per questo – annuncia la segretaria generale della Fp Cgil – immediatamente dopo la conclusione di questa campagna articolata di proteste, ci incontreremo con Cisl e Uil per valutare le proposte e le azioni da mettere in campo”. Con un solo e unico obiettivo: #ContrattoSubito.

Christian de Angelis

Redazione

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