Morte Ferrulli. Assolti i quattro poliziotti accusati, Coisp: “A vuoto campgna contro FdO”
“Sapevamo bene che sarebbe andata a finire così. Anche in secondo grado i colleghi accusati di un crimine orrendo dopo la morte di Ferrulli sono stati completamente assolti, e sappiamo bene, anche, che nessuno li ripagherà mai di tutto quanto hanno dovuto ingiustamente subire, loro e l’intero Corpo che rappresentano. L’ennesima campagna di odio, criminalizzazione e sospetto contro le divise è caduta nel vuoto, ma nessuno pagherà le conseguenze dell’orrendo danno fatto all’intera comunità con i consueti atteggiamenti tutti tesi a instillare nei cittadini il dubbio che l’indispensabile e granitico rapporto di fiducia che li lega alle Forze dell’Ordine debba essere messo in discussione. Noi comunque, come anche in occasione del giudizio di primo grado, esprimiamo la massima soddisfazione per la sentenza che ha scagionato dalla più infamante delle accuse i colleghi, e rinnoviamo tutto il sostegno e la vicinanza possibile a loro ed alle loro famiglie, costrette a sopportare il peso che non di rado schiaccia senza pietà chi non ha i mezzi per resistere, tanto che riteniamo doveroso che sia lo Stato a farsi carico di quel peso in virtù del principio di presunzione di innocenza che, nel nostro caso, vale ancor di più a causa dell’inarrestabile prassi di crocifiggere chi porta la divisa per questo solo e unico fatto a prescindere da ogni esito giudiziario”. Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo la pronuncia della Corte d’assise d’appello di Milano che poco fa ha confermato la sentenza del 3 luglio 2014 con la quale i giudici della prima Corte d’Assise avevano già assolto i quattro poliziotti accusati di omicidio preterintenzionale e falso in atto pubblico per la morte di Michele Ferrulli, il 51enne deceduto il 30 giugno 2011 per arresto cardiaco mentre gli Agenti lo stavano ammanettando in via Varsavia.
“Resta la triste consapevolezza – continua Maccari – che per qualcuno chi porta la divisa è colpevole sempre e comunque, tanto che una sentenza di innocenza viene considerata puntualmente ingiusta, sbagliata, quasi come se facesse più piacere sapere che davvero i Poliziotti possono avere l’animo dei torturatori, e non si potesse sopportare la delusione di non vedere le loro divise bruciare all’inferno. Non ci riferiamo a chi ha subito un lutto e non può passare sopra al proprio dolore che merita tutto il rispetto possibile, ma ci riferiamo, come sempre, a chi su certe campagne indegne e vergognose ci costruisce carriere politiche e una visibilità tanto più vile quanto più è legata a vicende dolorose e drammatiche come quella di Michele Ferrulli, nonché dei Poliziotti che comunque hanno subito le consuete virulente campagne mediatiche e di piazza sempre alla famelica ricerca della divisa da impiccare che hanno profondamente ferito le loro vite e carriere immacolate. E questo, ovviamente, con pari gravissimo danno all’immagine di un Corpo, quello della Polizia di Stato, continuamente messo alla berlina nonostante il reale valore e l’eroica dedizione delle migliaia di uomini e donne che lo compongono, con la logorante continua messa in discussione di quell’indispensabile rapporto di fiducia e rispetto che deve intercorrere fra esso ed i cittadini tutelati, rispetto al quale nessuno si porrà mai il pensiero di un impossibile risarcimento”.