Shoah, Sarro: “Negarla diviene reato”

Dopo sette mesi l’Assemblea di Montecitorio torna ad occuparsi della modifica dell’art. 3 della L. 654 del 1975 in relazione ai crimini di genocidio, di guerra e contro l’umanità, meglio nota come legge per il contrasto del “negazionismo”.

La proposta di legge inserisce un comma aggiuntivo (3-bis) punendo con la reclusione da due a sei anni i casi in cui la propaganda, l’istigazione e l’incitamento si fondino in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità o dei crimini di guerra, come definiti dalla statuto della Corte penale internazionale, ratificato dall’Italia con la L. 232 del 1989.

Relatore in aula del provvedimento il deputato Carlo Sarro (Forza Italia): “Non è stato facile definire il contenuto di una norma di questo tipo, perchè difficile è stata la ricerca del giusto equilibrio tra i delicati valori coinvolti. Da un lato, infatti, si avvertiva l’esigenza di reprimere efficacemente tutte quelle condotte e quelle azioni tese a negare l’esistenza della Shoah, vale a dire della più grande tragedia umana del XX secolo che ha coinvolto il destino di oltre sei milioni di ebrei innocenti, sterminati in attuazione del folle e perverso progetto nazista della “soluzione finale”; dall’altro bisognava evitare che la punizione del negazionismo in quanto tale, si traducesse in un reato di opinione assolutamente incompatibile con i principi dettati dalla nostra Costituzione e in particolare modo dall’art. 21 che sancisce la libertà di manifestazione del pensiero. Ulteriore rischio era, infine, quello che attraverso il contrasto a simili condotte si producesse una altrettanto indebita limitazione della ricerca storica e dalla investigazione scientifica la cui libertà è parimenti garantita dalla nostra Costituzione. Il giusto bilanciamento tra questi importanti valori è stato raggiunto stabilendo che  per avere rilevanza penale l’attività di propaganda, istigazione ed incitamento deve comportare un “concreto pericolo di diffusione”. Grazie a questo provvedimento legislativo anche l’Italia, al pari di tanti altri paesi europei, pone un argine a quanti, nel negare l’esistenza della Shoah, propugnano idee fondate sull’odio razziale e il disprezzo della dignità umana, assolutamente intollerabili in una società che vuole essere davvero libera, e che, proprio per questo, non può cancellare la conoscenza di una così immane tragedia che ha comportato dolore, sofferenza e degrado morale ma che ha anche permesso l’affermazione chiara e consapevole di valori universali di libertà e democrazia”.

Redazione

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