La Storia di Aversa. C’è una statua miracolosa a Santa Maria a Piazza‏

Intorno all’Anno Mille, è da rilevare la presenza di arabi ad Aversa provenienti dalla Sicilia e di una colonia di amalfitani che si trasferì nei pressi di Santa Maria a Piazza dove si svolgeva già da tempo il mercato pubblico.

San Giovanni BoscoQuesto miscuglio di razze e culture portò ad una fusione di interessi prevalentemente mercantili. All’interno della Chiesa di Santa Maria a Piazza, possiamo ammirare “insoliti” simboli, molti hanno cercato di decifrarne il significato esoterico e l’arcana numerologia. Non sappiamo molto sulla fondazione  della chiesa, ma possiamo affermare che probabilmente  è la chiesa più antica di Aversa dopo il Duomo di S. Paolo. Alcuni studiosi hanno interpretato il nome di Santa Maria de Platea come “Arx Munita” cioè rocca fortificata e dunque castello, mentre altri hanno sostenuto che il termine “Platea” indicasse la piazza del mercato di cui il nome sarebbe da riferire all’adiacenza di tale luogo.

La devozione popolare, col tempo, ha abbellitto il sito di numerose statue, ognuna di esse con alle spalle una storia particolare. Si ricordi dell’antica statua di S. Francesco di Paola qui venerata e ritenuta ”miracolosa” dalla devotissima famiglia Grassia. Ma tra i tanti simulacri, è doveroso ricordare di come si è diffuso in questa chiesa il culto di S. Giovanni Bosco. La statua originale, è stata sostituita recentemente perchè il sacrestano la fece cadere spostandola per la festa del santo qualche anno fa.

L’originaria, fu portata verso il 1938 da Torino ad Aversa perchè la Signora Olga Caianiello moglie di Alfonso Anglisani aspettava l’ultimo figlio, Gianni, ed il ginecologo che la seguiva, le aveva preannunciato un parto pericoloso. Proprio in quei giorni, da Bologna arrivò per posta un bollettino salesiano che invitava a diffondere il culto di S. Giovanni Bosco. I genitori di Gianni subito decisero di affidarsi al nuovo santo promettendo la diffusione del culto ad Aversa se fosse stato superato il rischio per la nascita dell’ultimo figlio, che prese il nome del santo perchè non morirono nè mamma, nè figlio, e la statua fu affidata al sacerdote più povero della Diocesi, Don Nunzio Pomponio. Successivamente, San Giovanni Bosco salvò Gianni un’altra volta dalla poliomelite. Verso il finire della Seconda Guerra Mondiale, le membra di Gianni si immobilizzarono, unico conforto il vicino respirare di suo padre e di sua madre. Suonò l’allarme per i ricoveri, fu avvolto in tre coperte e così fu portato nel ricovero. Dopo ore di buio una mano gli carezzò i capelli e una voce gli sussurrò: “Lo vedi Don Bosco?”, Il padre gli accostò l’immagine. Lui la baciò, ma per baciarla, aveva finalmente sollevato la testa dal guanciale. Prova ancora gli disse il padre, e lui riuscì a girare la testa a sinistra e vide la madre in lacrime che gli diceva: “Ricordati sempre di questo momento e di Don Bosco dovunque sarai!”.

(Storia raccontata dalla nipote di Gianni Anglisani, la Prof Vittoria Simeone)

Luigi Cipullo

Redazione

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