Caserta. Bacino di crisi, i lavoratori: “Siamo stufi di essere presi per i fondelli”

Adesso abbiamo toccato il fondo. Una sofferenza – la mancanza di lavoro – che ti porta, scusate se sono un po’ forte ma dico la verità, che ti porta a sentirti senza dignità, oggi non ci sentiamo più uomini. Come già Hegel aveva ipotizzato, la povertà è una forma di riconoscimento inadeguato: la mancanza di beni in una società basata sulla proprietà fa sì che il lavoratore possa sentirsi escluso ed evitato, finanche disprezzato.

«La mancanza di lavoro, conduce alla mancanza di riconoscimento da parte degli altri e priva chi è senza lavoro del rispetto – scrive Costas Douzinas, Direttore del Birkbeck Institute for the Humanities a Birkbeck (Università di Londra) in Lotte, riconoscimento, diritti (a cura di Antonio Carnevale e Irene Strazzeri, Morlacchi Editore) -. Ma il danno inflittogli è anche peggiore: chi è oggi senza futuro riconosce se stesso come essere libero, ma la sua esistenza materiale gli nega in maniera assoluta una qualsiasi forma di rispetto di se stesso. Il risultato è che questi lavoratori si sentono scissi tra l’universalità del loro stato di persona libera e la contingenza della loro esperienza fatta di esclusione». Cari politici oggi avete dimostrato che non siete uomini, non presentandovi oggi avete dato certezza, a noi che eravamo in piazza che neanche il «senso di appartenenza» consente di condividere le difficoltà con altri, di riconoscersi tra pari e di lottare insieme per negoziare condizioni di vita (o di lavoro) migliori. Tale concetto diviene il punto di partenza della ricerca del filosofo tedesco Axel Honneth, erede della Scuola di Francoforte, che approderà alla formulazione della teoria sociale del riconoscimento. Già nello scritto Coscienza morale e dominio di classe Honneth mette in evidenza come le classi lavoratrici sviluppino un proprio positivo senso di appartenenza, un condiviso orizzonte di valori e di stili di espressione, di comportamento e di gestione dei problemi morali. Honneth assegna il ruolo di forza motrice dell’evoluzione sociale alle aspettative di riconoscimento che gruppi e individui avanzano in relazione al vedersi garantite, nella società, le condizioni del proprio «rispetto di sé», non solo riguardo ai beni materiali, ma come opportunità di istruzione, di dignità sociale, di lavoro che possa essere di supporto all’identità, in ultima analisi, nel veder riconosciuto il proprio contributo alla conservazione e alla riproduzione della società.

«Bisogna lottare contro la mancanza di lavoro che è soprattutto assenza di speranza e di stima da parte di altri con cui possono essere condivisi valori proiettati al futuro. Cari politici, vergognatevi con oggi abbiamo perso la speranza di tutto. Come si fa, ma soprattutto con quale criterio vengono inseriti i lavoratori nell’elenco per i corsi di formazione, visto che nell’elenco ci sono persone decedute. Siamo davvero alla frutta. Con oggi avete dimostrato il vostro valore cari politici. Oggi il vostro valore è zero assoluto. Ora vorremmo capire quando si potrà tornare a sperare? ma soprattutto vorremmo capire se c’è la volontà di tutelare il lavoro. Ricevuti durante il presidio in Prefettura CGIL CISL UIL con le categorie Fim, Fiom e Uilm più una delegazione di lavoratori abbiamo fatto presente in maniera forte oltre alla desertificazione industriale in atto la nostra situazione riguardo la “Bastardata” ricevuta, dalla Regione sui corsi di formazione, che ad oggi non sappiamo se partiranno a Luglio. La Prefettura ha ascoltato in maniera commossa la denuncia al riguardo assicurandoci di fare di tutto per spingere ad una risoluzione per i suddetti corsi di formazione . Cosa dire ai posteri l’ardua sentenza in assenza ci incateneremo a Palazzo Santa Lucia avviando lo sciopero della fame. Qui c’è il rischio di una tragedia, parecchi lavoratori sono pronti ad estremi gesti. Noi a questo non vogliamo pensarci, ma affermiamo a voi signorotti licenziosi della politica, questa affermazione: “È facile dire non perdere la speranza, ma noi tutti voi, vogliamo ancora credere nella speranza, senza attaccare nessuno. Forse la speranza è come la brace sotto le ceneri: aiutiamoci con la solidarietà soffiando sulle ceneri, perché il fuoco venga ravvivato. Ma la speranza ci porta avanti. Quello non è ottimismo, è un’altra cosa. Ma la speranza – ribadiamo – non è una di noi: la speranza la facciamo tutti! La speranza dobbiamo sostenerla tutti, ad oggi siamo ancora lontani. La speranza è una cosa nostra e vostra. È cosa di tutti! Per questo noi diciamo: non lasciateci soli non rubateci nulla, perché noi non vogliamo più morire”.

BACINO DI CRISI DI CASERTA

Redazione

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